Okakura non aveva proprio voglia di andare a lavorare quella mattina.
La discussione avuta la sera prima con Asahi, la figlia quattordicenne, lo aveva svuotato. Le continue critiche ricevute dalla moglie lo mettevano in crisi, mai una volta d'accordo sull'educazione dell'adolescente, mai una volta d'accordo su nulla.
Fare il genitore non era facile, e spesso Okakura si era ritrovato a domandarsi per quale motivo aveva deliberatamente voluto rompere quel delicato equilibrio che si crea quando si abbandona la vita da single per condividere con una altra persona anche il tubetto di dentifricio. E neanche fare il marito era facile. Lui e la sua compagna erano cresciuti in modo diverso attraverso le difficoltà e la quotidianità, la piatta quotidianità fatta solo di doveri.
I pensieri correvano nella mente di Okakura mentre metteva in moto la sua 323 per andare in fabbrica.
Quante volte aveva pensato di girare a destra verso Hinokuchi e regalarsi una giornata di mare solo con un libro di Amitav Gosh, oppure passare a prendere il suo amico batterista Norogumi e fare insieme a lui una lunga passeggiata ascoltando musica.
Ma l'unica cosa che avrebbe dato un senso a quella calda giornata di inizio estate sarebbe rimasta un sogno....come poteva chiedere a Masami di non entrare in ufficio e passare insieme a lui una giornata da adolescenti perdendo i propri sguardi in una coppa di gelato e ridendo di ogni cosa, passeggiando lungo la spiaggia senza parlare per ore eppure dicendosi tutto.
La dolce Masami che riusciva ad emozionarlo anche parlandogli della sua difficoltà nella compilazione della dichiarazione dei redditi. Nell'intimità erano Yin e Yang ma lo erano anche nella vita quotidiana, con lei era piacevole e divertente persino la spesa al supermercato.
Ma Masami oramai aveva una vita propria, un figlio....e questo pensiero rattristò Okakura, gli tornarono in mente le giornate serene con la dolce Masami ma gli tornò in mente la propria viltà quando non ebbe il coraggio di buttare tutto il suo passato per prendersi il futuro insieme a lei. E lei il suo presente lo vive mentre lui vive solo e da solo, il suo passato.
Di lei le era rimasta solo la costante presenza della sua assenza.
Un colpo di clacson lo riportò alla vita frenetica di pendolare...ingranò la prima e contemporaneamente nel cervello i ricordi dell'intima intesa con Masami vennero sostituiti dai problemi quotidiani...era fine mese ed anche questa volta gli mancavano 91.000 yen per pagare la rata di mutuo e poi, poi bisognava pagare l'iscrizione alla scuola, la rata dell'assicurazione....il condominio...le rate...pagara pagare pagare...ma che senso aveva una vita fatta solo di lavoro per pagare cose di cui non si poteva avere il tempo di godere perchè presi tutto il giorno dal lavoro ???
Lasciò la macchina nell'immenso parcheggio della Fabbrica ed entrò pensando agli operai ripresi da Fritz Lang in Metropolis e senza volerlo cominciò a camminare, anzi a marciare, come loro.
Nel suo cervello intanto montava la rabbia, l'impotenza che aveva trovato e riconosciuto come sue nelle pagine di Fiorirà l'Aspidistra di George Orwell; doveva fare qualcosa.
Timbrò il cartellino e guardò il proprio turno di lavoro: era stato assegnato alla postazione di finitura e collaudo finale.
Era un posto tranquillo, non sottoposto ai ritmi frenetici della catena di montaggio.
Era un lavoro che ti consentiva di pensare e quel giorno Okakura doveva pensare, doveva pensare a come cambiare la propria vita, doveva dargli un senso, uno scopo. I ricordi tornavano a galla, lo scopo della sua vita era dare gioia a lei e questo lo riempiva di gioia; in quei momenti la sua vita aveva un senso e contemporaneamente lui "aveva" dal "dare".
Piano piano le nuvole grigie stavano lasciando passare un raggio di sole.
Doveva riuscire a trasmettere quella felicità che lui aveva provato e che quindi sapeva esistere; doveva riuscire a trasmettere agli altri l'emozione e la felicità che provava ogni volta che pensava a lei, a Masami.
Inizio ad accarezzare la macchina con la stessa dolcezza con cui percorreva la chiara pelle di lei. Le sue mani correvano veloci e sicure stendendo la cera con delicatezza e forza allo stesso momento trasmettendo alle lamiere la stessa sicurezza che trasmetteva a Lei quando gli sussurrava "io ci sarò per sempre".
Okakura sudava, non si fermava un attimo, controllava che tutti gli elementi fossero perfettamente allineati, guardava la macchina come tante volte si era ritrovato a guardare Lei che dormiva nuda avvolta nel lenzuolo rimanendo incantato e provando un'immenso affetto per quella creatura per la cui gioia avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Perchè dare riempie di gioia e questo è avere tutto, non hai quindi bisogno di chiedere nulla e se poi incontri chi intende la vita allo stesso modo, questa diventa una meravigliosa osmosi di gioia. Una vita felice dove la gioia ti da la forza di superare qualsiasi problema.
Ed in ogni gesto che Okakura faceva, sentiva un fluido partire dal suo cuore, dai suoi sentimenti ed attraverso le sue mani arrivare a quella che non era più una macchina....era la sua gioia di vivere.
Quando infilò la chiave nella porta di casa Okakura aveva una espressione serena. Era contento di quello che aveva fatto e la gioia che provava era talmente immensa da permettergli finalmente di vedere la bellezza di tutto ciò che lo circondava.
Finalmente Okakura poteva vivere il suo futuro.
Quel giorno, il 26 giugno dell'anno 2001, Okakura aveva finito di costruire nella fabbrica Mazda di Hiroshima una mx5 nbfl lead in brilliant black, la n° 113.910.....la Monella..
buon compleanno mia passione, io ci sarò per sempre.
sergio
ps
questo racconto è solo frutto di fantasia ed i personaggi citati non sono realmente esistiti.......o sono veramente esistiti ????
Modificato da tipiaraldici - 27 Giu 2011 alle 09:31