MX5 Passion Roma: Manie di grandezza...
Il foro. Il nostro bar è sempre aperto !! Vai al Forum
 MX5 Passion Roma :MX5 Passion Roma :Il foro. Il nostro bar è sempre aperto !!
Moderatori: _neo_Programmer Hecate's Il Napo Ironmax Little Boy MANUELsport MX5PassionRoma Newtype Niseko
Icona di Messaggio Topic: Manie di grandezza... Rispondi al Topic Posta un nuovo Topic
Autore Messaggio
argo
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
ciofine
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 17
dal: 06/10/2006 01:30:42
Da: Roma - infernetto
Status: Offline
Posts: 7396

Punti sòla: 5
Soletta

Quota argo Rispondibullet Topic: Manie di grandezza...
    Postato: 27 Gen 2010 alle 17:12

e pazienza da parte degli amici...
 
se avete tempo, pazienza, piacere, voglia, passione o quel che vi serve per affrontare la lettura.....
 
provate...
 

Introduzione:

Anno 3231;

Sulla terra, il movimento ecologista ha ripristinato il normale equilibrio della natura, dopo che nel XXII secolo si era arrivati sull’orlo dell’autodistruzione naturale. I governi centrali si sono coalizzati in un’unica funzione centrale che limita quasi a zero lo sfruttamento delle risorse naturali del pianeta. Durante un periodo di Nuova Età dell’Oro durato più di seicento anni, la popolazione sulla terra è aumentata vertiginosamente arrivando a superare i dieci miliardi di persone, costringendo le autorità a cercare le risorse necessarie alla sopravvivenza del genere umano su altri pianeti. Cominciando con lo sfruttamento dei pianeti del sistema solare, che però soddisfano solo le necessità minerarie della Terra, si continuò pensando allo spazio esterno con la costruzione della ARGO, una nave in grado di portare un equipaggio di ottomila persone ben oltre i confini del nostro sistema solare. Il compito della ARGO non era solo quello di reperire nuove risorse per la Terra, ma anche quello di individuare eventuali nuovi pianeti di classe M da poter colonizzare in modo da poter risolvere il problema della sovrappopolazione sulla Terra. Durante la navigazione tutto l’equipaggio viene tenuto in crio-stasi ad eccezione del personale tecnico e di navigazione, una volta arrivati in prossimità di un pianeta di classe M, l’equipaggio viene risvegliato per procedere alle ricognizioni sul nuovo mondo ed all’eventuale insediamento. Sono passati tre anni dalla partenza della ARGO alla volta di Alfa Centauri, il sistema multiplo più vicino alla Terra, sistema raggiunto in due anni e nel quale si è trovato un pianeta di classe M non civilizzato sul quale è stata lasciata una unità scientifico-esplorativa di seicento tra uomini e donne, scienziati e squadre di sicurezza, una volta stabilizzata la situazione su M001, la ARGO si è diretta verso Epsilon Eridani, un sistema simile al nostro con una stella cinque volte più giovane del nostro Sole, li si spera di trovare almeno un pianeta simile alla terra con delle forme di vita allo stato embrionale, data la giovane età della stella. Ma ripreso il viaggio, la ARGO incontra una anomalia spazio-temporale che la trasporta in una zona dello spazio che non riescono ad individuare sulle carte spaziali presenti nei database della ARGO. Dopo settimane di analisi e ricerche infruttuose, il comandante Giuno decide di mettere in crio-stasi tutto l’equipaggio ad eccezione di una squadra scientifica incaricata di trovare il bandolo della matassa e dell’equipaggio addetto alla navigazione. Della prima equipe scientifica fanno parte Zus e Epoll, il quale durante un turno di lavoro si imbatte in una vecchia rappresentazione astronomica della Via Lattea del XX secolo, questa fortuita analisi fa scattare in testa a Zus una molla, comincia a pensare sempre più alla possibilità che si trovino sempre nello stesso punto , ma in un tempo diverso, ora bisognava solo stabilire in quale tempo di preciso. Messo al corrente l’amico Epoll, passato un primo momento di scetticismo, anche Epoll non può fare a meno di valutare l’ipotesi come possibile ed i due cominciano a far confrontare la loro posizione con tutti i modelli presenti nel db della ARGO. Dopo una settimana di ricerca ininterrotta, il computer centrale della ARGO comunica ai due scienziati di aver individuato un modello che combacia al 99,9% con quello in cui si trova la nave. I due si precipitano nel laboratorio di astrofisica per analizzare i dati in loro possesso e con enorme stupore si rendono conto di trovarsi esattamente nello stesso punto ma diecimila anni indietro nel tempo. Ora diveniva imperativo decidere il da farsi, ma non era una decisione che potessero prendere da soli, era indispensabile mettere al corrente della situazione tutto l’equipaggio, le strade che si prefiguravano loro erano fondamentalmente due, tornare al sistema solare, sulla Terra ed influenzare radicalmente una civiltà umana che doveva essere agli albori, o restare li per cercare di ripetere le condizioni che li avevano portati li in quel tempo…

 

 

Capitolo I

“L’anomalia”

 

Il rumore dell’orologio ad acqua risuona tutto intorno a me, entrandomi in testa, permeandomi completamente.  È già qualche settimana che continuo a farmi la stessa domanda, cosa diavolo mi ha convinto ad arrivare fin qui? Ad accettare questo dannatissimo incarico? Quaranta metri quadri di freddo metallo che scimmiottano la caricatura di un alloggio, dentro quattrocento miliardi di euro di veicolo spaziale, per fare cosa poi? Cercare risorse su altri pianeti per non compromettere la nostra bellissima palla azzurra!  Ergo, andiamo a fare i vandali a casa degli altri, perché la mamma non vuole che saliamo con le scarpe sul divano del salotto, la domanda se la stanno ponendo un po’ tutti a bordo della nave, sarà perche un po’ tutti ci rendiamo conto dell’assurdità della missione. La storia delle risorse non regge, le stazioni orbitali potevano tranquillamente reggere il carico di lavoro delle coltivazioni idroponiche, al limite sarebbe stato utile costruirne delle altre, ma questa missione è chiaramente stata ideata per colonizzare altri pianeti e sfoltire la sovrappopolazione sulla Terra! Altro che risorse!...

I pensieri di Zus vengono interrotti dal suono stridulo dell’interfono.

“Robert, i sensori a lungo raggio hanno individuato una anomalia sulla nostra rotta, è instabile, e continua ad avvicinarsi, ti aspetto sul ponte principale, Sala Tattica.”

Di nuovo silenzio. era Epoll, sembrava preoccupato, forse era meglio sbrigarsi, Epoll non era tipo da preoccuparsi per niente. “Cosa diavolo succede, ci mancano anche le sorprese spaziali ora!”<<Sto arrivando, sarò li tra cinque minuti!>>

Il ponte principale era dieci piani sopra al ponte degli alloggi, la sala tattica veniva usata dagli ufficiali di comando per le riunioni e dal comandante per le comunicazioni con il Centro di Comando Missione. Zus percorre i corridoi della nave ancora intontito, era il suo turno di riposo, anche se non era riuscito a riposare un granché. I corridoi erano illuminati tenuamente dal momento che il ponte alloggi era frequentato solo durante i turni di riposo, doveva trasmettere la sensazione delle ore notturne, ma una volta guadagnato il ponte superiore l’illuminazione si fece vivida, quasi accecante riflessa sulle pareti bianche dei ponti interrotte solo dalla riga colorata che individuava il ponte su cui ci si trovava, riga arancione, era sul ponte dieci, area ludica. Epoll era già arrivato e con lui c’era il Primo Ufficiale Armand Bourel. Bourel era un uomo tranquillo di età indefinita, dal grado si supponeva fosse sulla quarantina ed invece era molto più giovane, tra i venticinque ed i trenta, alto 1,90, bruno, mascella quadrata, corporatura muscolosa, un tipo atletico e quello che si poteva definire un bell’uomo per gli standard del momento. Era stato richiesto come secondo direttamente dal comandante Giuno che lo volle con se a tutti i costi, bruciando il posto al figlio di un senatore e scatenando una bufera politica all’interno del Comando Missione, ma Giuno era troppo importante per la missione e l’Alto Comando, sapendolo, dovette sottostare alla sua decisione, d’altronde la nomina del Primo Ufficiale era da sempre un privilegio del Capitano della nave. Nella sala i due erano intenti a visionare i dati che il computer di navigazione stava scorrendo sull’oloschermo, spostavano freneticamente le pagine che il computer gli propinava, prima posandone una per prenderne un’altra, per poi riprendere la precedente e così via. Zus vedendo la scena ebbe la netta impressione che i due non ci stessero capendo nulla.

“Allora!...   che succede? Cos’è questa cosa?!!!” Chiese Zus ai due che non si erano accorti del suo arrivo. Bourel si girò verso di lui, Epoll rimase concentrato sui dati che venivano proiettati e che, con suo gran disappunto, cambiavano in continuazione!

“Guardalo da te!...   non abbiamo la più pallida idea di cosa sia. E la cosa che più mi manda fuori dai gangheri e che le letture cambiano in continuazione, questa cosa, qualunque cosa sia è estremamente instabile ed i sensori non riescono a penetrarla, non abbiamo letture all’interno dell’anomalia!”  Epoll e Zus oltre che colleghi erano amici dai tempi dell’università, da allora avevano sempre lavorato assieme

“Fammi vedere!... è enorme!... tra quanto la raggiungeremo?” Chiese Zus.

Bourel era dritto di fronte a Zus, l’uniforme portata in modo impeccabile dimostrava che era una persona molto formale e professionale, impeccabile appunto.

“Come diceva il dottor Epoll, le letture cambiano in continuazione, facendo una media sui comportamenti avuti fino ad ora, all’incirca tra un’ora se manteniamo rotta e velocità!”

Zus spalancò gli occhi, non si aspettava di essere così vicino, quella distanza non gli lasciava tempo per poter fare nulla. “È  troppo poco, dobbiamo assolutamente guadagnare tempo! Bisogna risvegliare Giuno! Bourel, dia l’ordine di fermare i motori e di tenerci a distanza dall’anomalia!” Bourel si giro di scatto e si diresse verso l’interfono sul muro.

“Provvedo immediatamente. – <<Ponte di comando, qui è il Primo Ufficiale, eseguire la manovra di arresto immediato e tenersi a distanza dall’anomalia, Procedere!>>”

“Scotty, inizia la procedura di risveglio del comandante Giuno, della seconda squadra di navigazione, di tutto lo staff scientifico, di Gunny, Boss, Gonzales e non dimenticarti Puppy, se scopre che non lo hai svegliato in una situazione del genere ti uccide con le sue stesse mani! Procedi! E alla svelta!!!” Zus impartì gli ordini mentre si immergeva nella miriade di dati che il computer continuava a sfornare. “Sarei un bel collaboratore se dovessi aspettare le tue direttive!” rispose Epoll, Zus alzò la testa per guardare Epoll, “Lo hai già fatto?!”, “Lo staff ci sta lavorando da venti minuti, saranno svegli e pronti tra quattro ore”.

L’interfono suona mentre Epoll sta lasciando la Sala Tattica:

<<Plancia Comando a Primo Ufficiale, la procedura d’arresto è stata effettuata, ma continuiamo a dirigerci verso l’anomalia, abbiamo tentato anche di allontanarci e di stabilizzare la distanza, ma nulla da fare! Puntiamo dritti verso il suo centro>>

Epoll torna spedito verso l’oloschermo al fianco di Zus, una serie di nuovi dati viene proiettata. I due scienziati analizzano visibilmente preoccupati i nuovi dati. “Di questo passo abbiamo circa un giorno solare, per l’esattezza 25 ore e 36 minuti!  da ora!” Zus annuisce pensieroso e scuro in viso.

“Non è molto, ma ce lo dobbiamo far bastare!!! Su muoviamoci” – Devo raccogliere tutti i dati e trasmetterli al Centro di Comando Missione! Non arriveranno mai in tempo perché ci possano aiutare, ma almeno sapranno cosa e successo se qualcosa andrà storto!

h -25:05:33

Il personale di turno si dedica freneticamente alle operazioni di risveglio dei compagni indispensabili in quel momento, il ponte dove si trovava la crio-stasi era il ponte centrale della nave, il ponte quindici. Il nucleo stesso della nave conteneva le capsule di crio-stasi per l’equipaggio non in servizio, in tutto più di 8500 capsule. Quattro ore più tardi tutto il personale era nei propri alloggi per riprendersi dal periodo trascorso in stasi, ad eccezione del comandante Giuno e del Maggiore Ardes, Zus aveva voluto presenziare al loro risveglio in modo da poterli ragguagliare immediatamente sulla situazione, ricevute le notizie i due non avevano voluto perder tempo ed ancora in tuta di stasi si erano diretti in Sala Tattica assieme a Zus, Epoll e Bourel.

h -21:15:52

Il Capitano Giuno era una donna sulla quarantina, ma non ne dimostrava più di trentacinque, alta, atletica, i lunghi capelli neri erano raccolti dietro la nuca da una coda. Messa al corrente da Zus, diede una rapida scorsa ai dati sull’oloschermo.

“Bisogna fare una analisi dei dati ricevuti dai sensori a lungo raggio ed inviarli urgentemente al Comando Missione sulla terra ed alla colonia su M001!”.

 Zus le rispose. “A questo ci ho già pensato io, ora dobbiamo analizzare più approfonditamente la situazione e cercare di stabilire il da farsi, in breve la situazione è la seguente: Cinque ore fa i sensori a lungo raggio hanno individuato l’anomalia, presumibilmente troppo tardi per poter eludere il suo campo gravitazionale, infatti Bourel ha dato subito l’ordine di tenersi a distanza dall’anomalia, ma tutte le manovre non hanno dato esito, continuiamo ad avvicinarci, lentamente ma inesorabilmente. Quindi tornare indietro o aggirare la “cosa” è fuori discussione! Le uniche possibilità che vedo ora sono passargli attraverso e sperare in bene o, ma la vedo dura, tentare un salto e cercare di passare oltre …”

Il Maggiore Ardes distolse lo sguardo dall’oloschermo. “Mi perdoni dottor Zus, non siamo ancora in contatto con l’anomalia, perché non ritiene possibile un salto? A me sembra la soluzione migliore!”

Giuno intervenne per spiegare la situazione al Maggiore Ardes.              “Perché i campi magnetici dell’anomalia disturbano i sensori di navigazione, se il NavComIS dovesse subire delle alterazioni durante il salto potremmo ritrovarci dentro una stella! D’altra parte entrare la dentro è una totale incognita!”

Epoll interviene in coda al Capitano. “beh! cominciamo con il dire ciò che non è!, non è un buco nero! Il suo campo gravitazionale è forte ma è chiaro che non si tratta di un buco nero” fece una breve pausa poi proseguì, “infatti i sensori sono tarati per rilevare buchi neri!”

“Questo è già qualcosa!” Il Maggiore Ardes sembrava quasi sollevato, ma Zus gli tolse subito quella sensazione di sollievo. “Non direi Maggiore, ci sono un’infinità di fenomeni che non conosciamo la fuori ed il fatto che non sia un buco nero non ci mette al riparo da alcun pericolo! Anzi! Dalle prime analisi effettuate in queste ultime quattro ore, abbiamo notato che, a differenza di un buco nero, l’anomalia non attira dentro di se la luce e che il suo campo gravitazionale è marginale anche se potente, potremmo definirlo di prossimità.”

“Magra consolazione, ci siamo finiti dentro come degli allocchi!” Gli rispose il Maggiore.

“Non potevamo farci nulla”, ribatté Epoll, “come ho detto pocanzi, saremmo stati in grado di rilevare un buco nero in quanto abbiamo teorizzato e studiato a lungo il fenomeno, i sensori a lungo raggio non sono calibrati per ciò che non conosciamo, hanno captato le prime distorsioni quando eravamo ormai all’interno del suo campo gravitazionale.” Giuno aveva la sensazione che la discussione stesse uscendo dai binari e che gli animi si stessero scaldando ed intervenne per focalizzare l’attenzione sul da farsi. “Signori!”, intervenne con decisione “Quello che mi interessa ora è sapere se la nave avrà difficoltà a passare per quella…  cosa!”

“Finora”, la rassicurò Bourel, “lo scafo non ha risentito minimamente della vicinanza di quella cosa, il computer sta analizzando i dati in tempo reale, comprese eventuali problematiche che potrebbero interessare l’integrità strutturale della nave”.

“In breve, la nave non dovrebbe risentire del passaggio attraverso l’anomalia!” Chiuse Zus.

“Almeno al momento!” -  “Ottimo!” Giuno ringraziò Bourel e si rivolse a Zus.

“Le apparecchiature elettroniche? Abbiamo garanzie per l’equipaggio in crio-stasi?” - “Questa domanda dovremmo farla a Puppy”. Guardandosi intorno Gino chiese,

“Dov’è il dottor Eoli? Perché non è qui con noi?” - “Sta appunto verificando l’impianto di crio-stasi, dovrebbe essere qui a momenti”. Intervenne Epoll guardando Zus.

“L’ho mandato a verificare l’impianto appesa svegliato”. “Ottimo lavoro Robert!” Il comandante Giuno sorrise grata verso Zus, stavano insieme da prima della partenza per la missione, anche se la cosa non era ufficiale, si erano conosciuti cinque anni prima in, in occasione dell’inizio del progetto, di cui Zus era a capo. Giuno sapeva che Robert non voleva partecipare alla missione, pur non avendo nessuno da lasciare sulla Terra, non credeva nella missione ed in fin dei conti, era affezionato al suo pianete, anche le rare volte in cui doveva andare sulle stazioni orbitali per lavoro, partiva mal volentieri , ed in quel momento Giuno sapeva che la presenza di Robert sulla nave era dovuta solo a lei. Nello stesso istante una persona entra nella Sala Tattica, un uomo alto e snello, biondo, con i capelli lunghi e arruffati e con ancora indosso la tuta di stasi. “Eccovi finalmente! La situazione sembra tranquilla, l’impianto funziona perfettamente, fatta eccezione per delle oscillazioni sui raddrizzatori di curva di un generatore , ma non sono un problema, gli altri funzionano alla perfezione e quelli di scorta non sono mai stati usati.  Tutti i bimbi fanno la ninna!!!” Tutti si girano verso la porta dove il nuovo arrivato stava in piedi guardando gli astanti. Il capitano Giuno ruppe il silenzio, “Bene dottor Eoli! Qualche certezza in questo momento serve, la ringrazio!” Puppy li guarda uno ad uno, i loro volti sono tirati e non dissimulano minimamente la situazione, perfino lui che ha solitamente un carattere allegro, quasi irriverente sente la tensione all’interno del gruppo.

“Mi pare di capire che a voi non è andata altrettanto bene! Che succede?” “Chip?!!” Giuno fece cenno al Zus di esporre la situazione anche al nuovo arrivato.

“Beh! In breve. Ci troviamo a circa ventuno ore da una anomalia che ci ha intrappolati nel suo campo gravitazionale, dalle analisi risulta che l’unica strada percorribile è quella di proseguire e passarci attraverso con tutte le incognite del caso. Un salto in queste condizioni è fuori discussione, il NavComIS non ci dà sufficienti garanzie di funzionamento, le oscillazioni quantiche all’interno del campo gravitazionale dell’anomalia sono troppo instabili. Abbiamo mandato comunicazione sulla nostra situazione sia al Comando Missione sulla Terra che alla colonia su M001, le comunicazioni arriveranno rispettivamente tra sessanta giorni sulla Terra e quindici su M001, in entrambi i casi troppo tardi perche ci possano essere d’aiuto”. Dopo un attimo di silenzio Puppy guarda i compagni ed esclama. “Chi ha detto che lo spazio profondo è grande?...” Nonostante la situazione, l’irriverente giovialità di Puppy strappa un sorriso a tutti, ma non è il momento quello per perdere tempo inutilmente. Giuno prese la parola.

“Allora signori, direi di tornare tutti ai nostri posti e di continuare le nostre attività. Maggiore Ardes, se ritiene che gli uomini che sono stati risvegliati non le bastino, può provvedere di conseguenza.” “Grazie Capitano, <<Rondi, Gonzales, immediatamente a rapporto nell’hangar di attracco principale, voglio la situazione aggiornata al secondo e tutti gli uomini disponibili pronti>>”. Gunny si dirige verso l’uscita della Sala Tattica per aggiornare i suoi uomini sugli eventi del momento. Giuno si rivolge a Chip, l’aria tra loro due è sempre stata serena, distesa, come se si capissero solo guardandosi, senza bisogno di parlare. Anche in quel momento di crisi in cui tutti erano tesi, tra loro non c’era tensione. Giuno incontra lo sguardo di Chip…  “Tu, Scotty e Puppy cercate di delineare meglio la nostra situazione, è inutile dirti che più cose sappiamo meno rischi corriamo!”

“Cercheremo di scoprire più informazioni possibili, lascia fare a noi. Tu come stai?”

“Beh! Diciamo che non è stato uno dei miei risvegli migliori! Ma ora vai, mi occorrono le tue valutazioni e tutto ciò che riesci a tirare fuori dalle analisi”. Zus si gira verso i suoi due colleghi. “Andiamo gente, ci aspettano ore di insonnia e duro lavoro!” Puppy lo guarda divertito, “mi sono appena svegliato da tre settimane di sonno forzato” pensa e rivolgendosi agli altri due dice. “Insonnia? Penso che non dormirò per almeno le prossime trentasei ore!” I tre scienziati si diressero fuori dalla Sala Tattica, dirigendosi verso il centro scientifico sul ponte tre. Nella Sala rimasero il Capitano Giuno ed il Primo Ufficiale. Bourel attendeva in silenzio gli ordini del Capitano, conosceva Giuno da lungo tempo e sapeva che in queste situazioni il Capitano Giuno era la persona più adatta e se avesse voluto il suo parere glielo avrebbe chiesto, quindi, non doveva fare altro che aspettare i suoi ordini.

“Armand, cosa ne pensi?” “Se mi permette…” Giuno lo guarda distratta. “Se non avessi voluto permetterti non ti avrei chiesto che ne pensi!” “Allora… Penso, che la natura stessa della nostra missione ci doveva portare a pensare che cose del genere erano da mettere in preventivo, Penso, che la situazione sia critica e che gli unici in grado di potercene tirare fuori siano quei tre cervelloni che sono appena andati via, Penso, che sia il caso di inviare un Drone all’interno dell’anomalia per raccogliere la maggior quantità di dati possibile, prima di avventurarci al suo interno, e Penso, che dobbiamo tornare in plancia e farci vedere dagli uomini il più sereni possibile…  insomma, penso quello che pensa Lei Signore!”

Bourel guardò il Capitano, sapendo di aver perfettamente interpretato i suoi pensieri e Giuno guardò divertita Bourel. tutto vero, era esattamente ciò che stava pensando lei, quasi alla lettera, non era la stessa armonia che c’era tra lei e Zus, era qualcosa di diverso, non personale ma molto professionale. Diversa natura ma stessa alchimia, Giuno pensò nuovamente che era fortunata ad avere con se le due persone che meglio la capivano e rinnovò in lei la convinzione che un buon Capitano non è che il riflesso di un buon equipaggio, e lei aveva il migliore. I due uscirono dalla Sala Tattica e si diressero verso la Plancia.

“Prima o poi ti farò ricredere di questa cosa!” “Di quale cosa?” Chiese Bourel divertito.

“Non fare lo gnorri con me! Sai benissimo di cosa parlo. Parlo del fatto che credi di sapere esattamente ciò che penso!” Bourel procedeva alla destra del Capitano come voleva il protocollo. “Mai pensato Signore!” “Si, si, continua così e vedrai!!!” Lo incalzò Giuno.

 

h -18:02:00

Al Centro Scientifico Chip, Scotty e Puppy, passavano e ripassavano i dati che il computer gli sciorinava erano sommersi da montagne di dati, Zus andava avanti e indietro con una tavoletta olografica in mano sfogliando pagine su pagine. La cosa andava avanti ormai da tre ore e l’unico dato che richiamava costantemente la sua attenzione era sempre lo stesso, le oscillazioni quantiche del campo gravitazionale. L’unica costante sembrava essere che non c’era una costante, ma qualcosa gli sfuggiva, era semplice, era di fronte a lui ma non riusciva a cogliere quella cosa che sapeva essere li di fronte a lui. Ne aveva parlato con Scotty e anche lui aveva la stessa sensazione. Più passava il tempo e più la sensazione si faceva pressante, ma non riuscivano a chiarirla nella loro mente.

L’interfono del laboratorio di fisica quantistica dove si trovavano i tre ronzò

<<Dottor Zus, il Drone per i rilievi dell’anomalia è pronto per essere lanciato, il Capitano la attende nell’hangar di lancio quattro>>” Era il Primo Ufficiale dalla plancia di comando.

Zus gli rispose.  “arrivo subito” poi rivolgendosi a Puppy. “Vieni con me, l’esperto di robotica sei tu, dobbiamo calibrare i sensori del Drone in funzione dei nuovi dati raccolti ed è compito tuo”. “Agli ordini Mon Capitan”. Robert pensò che fosse inutile cercare di redarguirlo, avrebbe trovato il modo di scherzare anche sulla ramanzina e lui avrebbe inevitabilmente riso alle sue battute idiote.

I due si diressero verso l’hangar di lancio quattro, dove Giuno e Ardes li aspettavano, il Capitano ed il Maggiore erano nella cabina di controllo lanci che controllavano le funzionalità del Drone. Robert e Puppy entrarono direttamente nell’hangar. Era enorme, una struttura di proporzioni esagerate, sarà stata alta almeno trenta metri lunga duecento e larga cinquanta, tutto intorno correva una serie di ballatoi su cinque livelli. Era l’hangar di attracco per i cargo, grosse navi da carico e la dentro potevano entrarne due. Uscirono proprio di fronte al Drone. Anche i Droni di solito risultavano  enormi, con i loro quattro metri di altezza, ma in quell’ambiente quasi spariva ti rendevi conto delle loro dimensioni solo quando gli eri sotto e capivi che erano enormi e massicci, estremamente robusti e, fondamentale, in dotazione all’esercito, quindi di solito non venivano utilizzati a scopo ricognitivo, erano progettati più per la battaglia, alle volte si utilizzavano per lavori minerari, ma modelli più vecchi! Proprio sopra il Drone trovarono il Capitano Rondi, il tipico militare sempre pronto all’azione, aveva circa trentacinque anni alto circa due metri, due metri di muscoli in fasci, più muscoloso di quello che si richiede ad un normale essere umano, un Toro ma stranamente agile. Il senso del dovere del Capitano Rondi era fuori discussione, era l’ombra del Maggiore Ardes anche al buio ed erano stati insieme in innumerevoli operazioni.

“Hei dottore, che ne dici del mio bambino? Bello vero?” Robert guardò Rondi divertito. “E più grosso di te Gianni, non pensavo fosse possibile, pensavo che tu fossi la “dotazione” più grossa dell’esercito!!” I tre scoppiarono a ridere e Rondi saltò giù dal Drone andando ad atterrare vicino a Robert. “Vedrai!, farà un buon lavoro!” “Ne sono certo”, gli rispose Robert, “le mie sonde non reggerebbero fin dentro l’anomalia, il tuo Drone invece reggerà di sicuro”. “Stanne certo Chip” rispose Rondi dando una pacca sulla spalla di Robert che quasi gli fa perdere l’equilibrio. “Beh il mio lavoro qui è finito, se ti servo sono in cabina di lancio”. “Arrivo tra un attimo, do una mano a Puppy a calibrare i sensori e veniamo su con voi”. Puppy era già intento a calibrare i sensori e a controllare le funzionalità del Drone. “È tutto ok?” Chiede Robert. “Si! Un orologio” rispose Eoli senza distogliere l’attenzione da ciò che stava facendo. Robert si stupiva ogni volta, tanto era irriverente e demenziale nella normalità delle cose, quanto diventava serio e maniacalmente professionale ogni volta che si avvicinava ad uno dei suoi giocattoli robotizzati, Puppy era veramente strano. Il dottor Eoli armeggiò velocemente con i comandi del Drone, settando e tarando tutti i sensori che erano stati montati per l’occasione, mentre Zus continuava a guardarlo incuriosito, di scatto Puppy si volta verso Zus con un grande sorriso. “Ho terminato, possiamo raggiungere gli altri in cabina di lancio”. E si diresse con andatura spedita, quasi saltellando, verso la scala che conduceva alla Cabina di lancio, senza attendere Zus che rimase qualche istante imbambolato, prima di seguire l’amico su per la scala. “Chip” intervenne il Capitano non appena Zus entrò nella Cabina, “Siamo pronti? Possiamo procedere?”, “Direi di si, possiamo lanciare il Drone, i sensori sono tutti funzionanti e stanno già trasmettendo al computer centrale”. Giuno sorrise, “Bene! Allora procediamo! Sergente dia inizio alla procedura di lancio” il sergente alla consolle diede inizio alla procedura, il carro ponte sollevò le trecento tonnellate del Drone e lo posizionò sulla catapulta di lancio, uno scatto secco, un rumore metallico ed il Drone iniziò la sua corsa verso l’uscita dell’hangar oltrepassando i tre campi di forza che mantenevano l’atmosfera all’interno del locale.

“Abbiamo due ore prima che il Drone cominci a trasmettere qualcosa di interessante” cominciò Zus, “io direi di tornare tutti al nostro lavoro”.

“Si hai ragione” gli fece seguito Giuno, “Chi può cerchi di riposare in queste due ore, gli altri continuino a fare quello che stavano facendo”. Tutti uscirono dalla cabina di lancio ed ognuno si diresse ai propri posti. “Chip!”, Giuno trattenne Zus, “Si, dimmi”, Giuno attese che gli altri fossero lontani e si diresse lungo il corridoio che portava al ponte principale, “Cosa ne pensi?, ti sei fatto un’idea di cosa ci aspetta?”, ci fu un attimo di silenzio, poi Zus le rispose “Ho la netta sensazione che qualcosa mi stia sfuggendo, ma non so dirti cosa” Zus la guardò negli occhi e continuò, “Non credo che ne la nave, ne l’equipaggio corrano rischi, ma questo ce lo confermerà il Drone una volta entrato all’interno dell’anomalia. Per il resto siamo completamente al buio è un fenomeno per noi completamente sconosciuto” Giuno distolse lo sguardo continuando a camminare lungo il corridoio, “Quindi, dobbiamo confidare nella buona sorte!”, Zus si fermò e la trattenne per un braccio tirandola a se, “Mi pare che fino ad ora, la sorte, sia stata dalla nostra parte!” i loro occhi erano immersi gli uni in quelli dell’altra, Zus le cinse le spalle in un abbraccio forte e tenero, le loro bocche si sfiorarono, tutta la tensione accumulata nelle ultime ore abbandonò il corpo di Giuno in quell’abbraccio, “Preferisco confidare in te!” gli disse Giuno, “ed anche l’equipaggio, confida in te”, “Si, lo so” sospirò Zus, “ed è per questo, che ora me ne andrò sul ponte tre, al mio laboratorio, a terminare il mio lavoro!”, “Ecco!... Bravo!...” i due si guardarono ancora per qualche istante, “non ci deludere!” Zus la lasciò,  si diresse all’ascensore e vi entrò, mentre lei rimase immobile di fronte alle porte che si chiudevano, salutandolo con la mano.

Il Maggiore Ardes e Rondi si erano recati nell’hangar di attracco principale, sulla chiglia della nave, dove li attendeva Gonzales con tutti gli uomini che erano stati risvegliati. In tutto Ardes disponeva di seicento uomini, la maggior parte dei quali era attualmente in crio-stasi, per l’occasione aveva tenuto la squadra di turno più altre due, in tutto ventisette uomini più lui, Rondi e Gonzales per comandare le tre squadre.

I due entrarono nell’hangar a poca distanza dagli uomini che erano intenti a controllare l’equipaggiamento, il primo ad accorgersi di loro fu un caporalmaggiore, un ragazzotto molto giovane, Rondi notò che non poteva avere più di sedici anni, per essere li doveva avere avuto i permesso dei genitori, o molto più probabilmente i genitori non li aveva proprio, come per la maggior parte dei ragazzini che si arruolavano.

Come li vide il ragazzo balzò sugli attenti ed urlo a squarciagola, “Ufficiale sul ponte! ATTENTI!!!”, Rondi si rivolse al caporalmaggiore, “Riposo ragazzo, riposo” e si diresse con Ardes verso Gonzales, che nel frattempo stava scendendo da uno dei mezzi blindati in dotazione al plotone di fanteria meccanizzata. Un Cerberus, una sorta di Hovercraft blindato adatto a qualsiasi terreno ed in grado di alzarsi per qualche decina di metri dal terreno, non era un mezzo d’attacco, era più un trasporto truppe, ma all’occasione poteva fare male con il cannone ad impulsi della torretta superiore.

“Allora, come andiamo Pedro?!” esordì Rondi dando una scoppola sulla nuca di Gonzales, “E non chiamarlo Pedro, lo sai che s’icazza” gli fece da spalla Ardes, “Ha ragione il Maggiore, dovresti piantarla di chiamarmi Pedro, altrimenti il Maggiore si dovrà trovare un nuovo ufficiale di destra!”, “Più rispetto per un superiore… Pedro!” disse ridendo Rondi mentre si dirigeva verso gli uomini che nel frattempo si erano disposti in riga su tre file.

Si mise di fronte ai tre plotoni con alle proprie spalle Ardes e Gonzales, “Signori!, ci troviamo in una situazione di crisi piuttosto seria”, gli uomini rimasero impassibili, non un solo rumore proveniva dalle fila, cenno che erano abituati a situazioni critiche, la notizia non li sconvolse assolutamente, “qualche ora fa, i sensori a lungo raggio della nave hanno registrato una anomalia che ci ha intrappolati all’interno del suo campo gravitazionale, l’unica strada attualmente percorribile sembrerebbe quella di passarci attraverso, un salto, per ragioni tecniche, non è contemplato. Pochi minuti fa è stato lanciato uno dei nostri Droni da combattimento, opportunamente modificato, verso l’anomalia per studiarla dall’interno e cercare di capire cosa ci aspetta. A noi è richiesto di stare allerta ed aspettare, pregando che non arrivi il nostro turno per lavorare.” Dopo una breve pausa riprende, “Bene! Vedo che la cosa non vi sconvolge! Ne sono lieto. Ora lascio la parola al Comandante Ardes!” si gira e si va ad affiancare al sergente maggiore Gonzales, mentre il Maggiore Ardes si porte sul fronte degli uomini, “Grazie Capitano”, i tre plotoni rimangono impassibili di fronte al loro comandante, “Il Capitano Rondi vi ha riassunto perfettamente la situazione, io non ho altro da aggiungere!”, “solo una cosa, confido nella vostra professionalità, qualora il nostro momento per lavorare arrivi! Non sappiamo cosa ci aspetta, quindi!... Vi dovete aspettare di tutto!, ma voi siete stati addestrati per questo, e non è la vostra prima missione!... Signori! In bocca al lupo!” Ardes si volta ed esce dall’hangar seguito da Rondi mentre Gonzales si dirige verso gli uomini ancora inquadrati, “ROMPETE LE RIGHE” all’ordine del sergente maggiore gli uomini tornano a provvedere all’equipaggiamento ed all’allestimento dei tre Cerberus.

h-15:55:36

Tutti erano sulle spine e prima che qualcuno potesse avvisarli, Zus, Epoll, Eoli, Ardes e Rondi raggiunsero Giuno e Bourel sulla plancia di comando. “Ben arrivati signori” li accolse Giuno, “siamo in attesa dei primi dati interessanti dal Drone”, “Si, dovrebbe oltrepassare il limite dei sensori della ARGO tra pochi minuti” gli fece eco Bourel. Giuno fece cenno ai nuovi arrivati di prendere posto, “Vi prego di prendere posto e di cominciare ad analizzare le prime letture”, i tre scienziati si diressero alla consolle scientifica della plancia mentre Ardes e Rondi si diressero alla consolle degli armamenti.

“Ecco i primi dati” intervenne Zus, “ci stanno solo confermando quelli che già avevamo, fin qui tutto normale, ce lo aspettavamo”, “Quanto manca a che il Drone entri fisicamente al suo interno?” chiese Giuno rivolgendosi a Bourel, “Circa trenta minuti Capitano”, “Ed al nostro contatto visivo?”, “Due ore circa” continua Bourel.

L’atmosfera in plancia era pesante e densa, così densa che si sarebbe potuta tagliare con il coltello, tutti erano concentrati sulla propria consolle analizzando in continuo i dati che il Drone stava inviando loro. Giuno si alzo dalla sua poltrona e comincio a spostarsi da una postazione all’altra, nervosamente. Camminava con le braccia dietro la schiena e lo sguardo fisso a terra, si fermava un istante dietro una consolle e subito ripartiva verso la seguente. Bourel la osservava in silenzio, in piedi alla destra della postazione del Capitano. Percepiva perfettamente la tensione di Giuno, tensione che lei non faceva nulla per dissimulare, d’altra parte tutti erano nelle stesse condizioni, Zus tamburellava nervosamente le dita sulla tastiera della consolle, Epoll ripassava tutti i dati ricevuti dal contatto fino a quel momento, Eoli teneva sotto controllo la telemetria del Drone, i due militari erano gli unici assieme a Bourel a mantenere una parvenza di calma, vuoi per l’addestramento vuoi perché non potevano fare null’altro che aspettare, rimanevano impassibili in attesa che uno degli scienziati tirasse fuori una qualsiasi novità.

Il primo a parlare fu proprio Zus, “Ho qualcosa di nuovo!”, l’attenzione di tutti si diresse improvvisamente verso di lui, “ho delle letture anomale, non capisco”, “Che vuoi dire?” gli chiese Epoll, “Non so dirti, da qui sembrerebbe come se avvicinandosi all’anomalia le oscillazioni quantiche raggiungessero un punto zero, una linea piatta!”, Epoll e Eoli guardarono Zus increduli, gli altri guardarono prima i tre scienziati, poi si guardarono tra loro con aria dubbiosa. Il silenzio durò un attimo, ma sembrò passare un’eternità, la prima a rompere il silenzio fu Giuno, “Qualcuno vuole spiegare anche a noi poveri mortali cosa sta succedendo?”, Zus non la sentì neanche, “allora?!” Epoll distolse lo sguardo ancora allibito da Zus e si rivolse a Giuno, “se le letture troveranno conferma, vorrà dire che ci troviamo sull’orlo di una distorsione Spazio-Temporale”, “Vale a dire” lo incalza Giuno, “Vale a dire, uno strappo nel tessuto tra Spazio e Tempo, lo spazio ed il tempo sono due variabili del nostro universo che viaggiano a velocità diverse ma sullo stesso piano, quella anomalia che abbiamo di fronte è un punto dove le due variabili, cambia piano!”, “Quindi?, vi volete spiegare una buona volta?!”, A questo punto interviene Zus, “Quindi, una volta entrati all’interno di quella distorsione, potremmo essere trasportati in un punto qualsiasi dell’universo! Quello che abbiamo di fronte ha tutta l’aria di un Tunnel Spaziale”. Il silenzio che seguì le parole di Zus sembro interminabile, dovevano aspettarsi di tutto, ma questo forse era un po’ troppo. “Ma perché quella distorsione ha un campo gravitazionale?” chiese Rondi, “Perche, contrariamente a quanto affermato in precedenza, quello che abbiamo di fronte è quanto di più simile ad un buco nero si possa trovare nello spazio” disse Epoll, “il principio è lo stesso, molti sono convinti che alla estremità opposta di un buco nero ci sia un’altra dimensione, altri invece sono convinti che l’orizzonte degli eventi di un buco nero, non sia altro che un passaggio tra il tempo e lo spazio, tutte teorie fino ad ora, ma i dati che ci stanno arrivando danno sostegno a questa seconda ipotesi”, “A questo punto dovremmo rivalutare l’ipotesi del salto nell’iperspazio dottore!”, Ardes si rivolgeva a Zus, “Le incognite che avevamo prima riguardo al salto, le abbiamo a maggior ragione ora Maggiore, quella cosa attira a se tempo e spazio, il NavComIS in queste condizioni non potrà mai stabilire delle esatte coordinate per poter effettuare un salto e se il NavComIS non ha coordinate più che esatte, non procederà mai al salto”, tutti avevano lo sguardo fisso su Zus, “devo verificare i dati in laboratorio, ma credo che dovremo prepararci ad attraversare la distorsione e sperare che questo non crei danni alla nave, il campo gravitazionale all’interno del tunnel potrebbe essere troppo forte!”, “Vale a dire?” chiese Giuno, Zus si volto verso di lei, “Nelle singolarità quantiche la deformazione dello spazio-tempo raggiunge un livello talmente elevato da creare una sorta di pozzo gravitazionale. Immagina lo spazio-tempo come un foglio di gomma. Le masse dei pianeti e delle stelle provocano su questo foglio degli "avvallamenti", tanto più profondi quanto maggiore è la massa deformante. Nel caso delle singolarità, l'infossamento è un vero e proprio "baratro".      Che succede se tale baratro entra in contatto con un altro analogo? Se, in altre parole, le deformazioni dello spazio-tempo generate da due (o più) singolarità sono contigue? Si crea ciò che con espressione pittoresca viene definito "tunnel spaziale", una sorta di cunicolo nello spazio-tempo, in grado, teoricamente, di consentire l'attraversamento di vaste regioni dello spazio in tempi brevissimi”. Zus fece una pausa per verificare se tutti lo stessere seguendo nel suo ragionamento, “Ci sono soltanto due piccoli problemi: in primo luogo i tunnel spaziali naturali sono fortemente instabili, come abbiamo aavuto modo di vedere dalle letture del Drone, e questo comporta il pericolo di essere distrutti dalle forze mareali di una delle singolarità prima di averli attraversati. In secondo luogo i campi gravitazionali delle singolarità, essendo molto ospitali, farebbero di tutto per non farci andare via (fortuna che abbiamo la propulsione a curvatura). Avventurarsi in un tunnel spaziale naturale può essere pertanto un'esperienza molto sgradevole”.

In pancia era calato un silenzio tombale, la gravità della situazione era anche maggiore di quella che avevano preventivato. Giuno, ripresa dallo choc, cercò di riprendere in mano la situazione, “Perfetto! Ora dobbiamo trovare il modo di uscire interi da quella cosa” si girò verso Zus e continuò, “e questo è compito vostro”

         “Vero! ma ci sono però altri problemi.” continuò “I campi gravitazionali delle singolarità hanno effetti anche sul tempo, e un viaggio in un tunnel spaziale rischierebbe di condurci in un'epoca diversa da quella di partenza. Effetto che non è possibile prevedere con esattezza.   Inoltre le estremità del tunnel non sono certo fisse nello spazio, si spostano in continuazione, pertanto il tunnel ha entrate e uscite sempre diverse. Riassumendo, nella propulsione a curvatura si ha una distorsione temporanea e localizzata dello spazio-tempo, nei tunnel spaziali la distorsione è permanente, e dura sinché dura il tunnel.”, Zus fece una pausa, osservò i suoi compagni e percepì il loro smarrimento, “Perdonatemi ma non so come spiegarmi altrimenti”, “ti sei spiegato perfettamente” gli rispose Giuno.

“Mancano meno di trenta minuti a che i Drone entri la dentro e ci comunichi cosa accade, aspettiamo questi ultimi dati e poi vedremo il da farsi”, disse Zus “Concordo” rispose Epoll, Eoli annui in silenzio, “Sta bene! Aspettiamo gli ultimi dati e poi vediamo come muoverci”, la voce di Giuno era ferma, la voce di chi era abituato a dare ordini.

I venti minuti passarono in relativo silenzio, tutti erano intenti a proseguire il proprio lavoro chini sulle consolle e le poche parole scambiate erano informazioni tecniche. Il primo a rompere il silenzio fu Eoli “ci siamo, il Drone sta entrando nell’anomalia, i dati che percepisco sono confusi, ma sembra che l’integrità strutturale non sia a rischio. Oscillazioni negli scudi ma reggono i sensori continuano a registrare, le letture al momento confermano quelle precedenti”, Zus “Confermo”, Epoll “Anch’io”, “stanno arrivando tonnellate di dati, non so se riusciremo ad analizzarli tutti”, “Scarteremo quelli marginali e ci concentreremo su quelli principali, Puppy, come reagisce il Drone?” Zus fece la domanda a Eoli senza distogliere lo sguardo dalla sua postazione, “Sta reag” si interruppe prima di poter terminare la parola, poi riprese “oh porc! Ho perso il contatto! Andava tutto alla perfezione fino ad un secondo fa e ora più nulla!”, “Anche io non ricevo più alcun dato, tabula rasa, black-out  totale” intervenne Epoll, “Ok, lo abbiamo perso, qui abbiamo finito!”,   “io direi di verificare l’esattezza dai dati e di rivederci una volta confermati”disse Giuno rivolgendosi ai tre scienziati, “Si, ci mettiamo subito al lavoro, ci trovate sul ponte scientifico, nel laboratorio di fisica quantistica” Zus, Epoll e Eoli lasciarono le loro consolle e si diressero verso l’uscita della plancia di comando. “Anche voi signori, se non avete da portare a termine attività di vitale importanza, vi consiglio di riposare”, i due ufficiali annuirono e si diressero al ponte alloggi. Giuno rimase in plancia con Bourel ed il personale in servizio, “tra due ore saremo a distanza visiva dalla anomalia, almeno potremmo vedere in faccia il mostro”, “Le ricordo che tutti gli uomini dell’equipaggio sono volontari e che tutti erano al corrente che la missione non era priva di rischi e poi qui nessuno ha ancora parlato di morire, siamo autosufficienti ed il numero delle persone a bordo della ARGO è stato studiato proprio perché avessimo la possibilità sopravvivere se mai avessimo perso il contatto con la terra”, Giuno continuava a fare avanti e in dietro guardandosi la punta degli stivali, come faceva di solito quando era nervosa “Lo so, lo so. So tutto, ma so anche di essere responsabile per ognuna delle oltre ottomila persone a bordo della mia nave, io sono il Capitano. Non riesco a non preoccuparmi”, “Invece dovrebbe trasmettere serenità al resto dell’equipaggio, ha detto bene, è il Capitano, se manca lucidità a lui come può pretendere che gli uomini lavorino tranquillamente?”, “Hai ragione, devo rilassarmi”, “Vada a riposarsi, resto io in plancia, se ci sarà bisogno di lei la chiamerò!”, “Grazie” Giuno si diresse all’uscita della plancia e raggiunse i suoi alloggi.

  

Capitolo II

“Primo contatto”

h-13:45:20

L’alloggio di Giuno era al buio, un sottofondo di musica classica si diffondeva nell’l’ambiente, un odore di sandalo permeava l’aria, Giuno era distesa sul suo letto, al suo fianco uno schermo al plasma riportava le immagini dell’esterno come fosse stato un oblò della nave, Giuno guardava fuori con lo sguardo assente. Quella situazione le pareva assurda, diceva bene Puppy, chi ha detto che l’universo è grande?, oppure queste anomalie sono estremamente frequenti nello spazio, e magari in un modo o nell’altro prima o poi finisci per sbatterci contro. I pensieri nella testa di Giuno giravano vorticosi, le domande si rincorrevano una dopo l’altra. Una cosa sembrava certa a quel punto, la loro vita sarebbe cambiata da li a poche ore, cambiata radicalmente, profondamente, le stesse aspettative di vita sarebbero mutate, Tornare a casa non faceva più parte delle loro aspettative. Tutto quello che un normale essere umano progettava normalmente per il suo futuro, veniva cancellato con un colpo di spugna, come su una lavagna pulita tutto era da riscrivere.

L’interfono sul muro della sua stanza gracchiò, <<Giuno, abbiamo i risultati dei rilievi effettuati dal Drone>>, era Zus dal laboratorio, la sua voce calma e rilassata le faceva intendere che non c’erano novità di rilievo, a quanto pareva la situazione era immutata. Si alzò dal letto ed andò verso l’interfono sul muro. “Luci! – Computer, arresta la musica”, le luci si alzarono e la musica s’interruppe, rimaneva solo l’aroma di sandalo a permeare l’aria. <<Sto arrivando, cinque minuti>>.

Uscì dal suo alloggio e si diresse verso l’ascensore che l’avrebbe portata sul ponte scientifico, mentre aspettava l’ascensore la raggiunse il Capitano Rondi, anche lui diretto al laboratorio. “Comandante!”, la salutò Rondi, “Capitano!, viene con me al laboratorio?”, “Si, mi ha chiamato il dottor Zus, hanno i risultati dei rilievi del Drone”, “Si sto andando li per questo”, i due entrarono nell’ascensore e silenziosamente si diressero verso il laboratorio. Nel corridoio del ponte scientifico incontrarono il dottor Pennet, ufficiale medico della ARGO, Giuno lo salutò, “DOC, anche tu dei nostri?”, “Salve Capitano” salutò Pennet, “si, Zus mi ha pregato di raggiungerlo nel laboratorio, “Ottimo, ci occorre il tuo parere medico per attraversare quella cosa”, “Non credo di potervi essere di molto aiuto, è sconosciuta a me quanto a voi”, “Si ma due teste pensano meglio di una e più siamo meglio è!”.

Entrando nel laboratorio trovarono i tre scienziati ed il Primo Ufficiale Bourel che li attendevano, “Bene siete arrivati” esordì Zus, “vi stavamo aspettando” e rivolgendosi a Rondi, “non vedo il Maggiore Ardes, non era con lei?”, “Si, ma ha preferito rimanere con gli uomini, qui basto io, tanto non saremo noi a dover prendere decisioni!” fece una breve pausa, poi guardando Zus e Giuno continuò, “questa rogna spetta a voi”, “Si, credo tu abbia ragione” continuò Zus.

“Signori, prego accomodatevi” ed indicò un tavolo luminoso ad un lato del laboratorio, “cominciamo subito”.

Tutti si accomodarono attorno al tavolo e Zus prese subito la parola, “La situazione non è cambiata, fondamentalmente abbiamo avuto solo conferme a quanto pensavamo” tutti i presenti erano rivolti verso Zus, il quale si apprestava ad azionare il proiettore olografico al centro del tavolo, “noi siamo qui” al centro del tavolo si era formato un modello tridimensionale della Via Lattea, “esattamente a xxxxxxxx anni luce dalla Terra ed a xxxxxxxx anni luce da Epsilon Eridani, la nostra destinazione” tutti annuirono in silenzio, “l’anomalia che ci ha intrappolati, alto non è che una sorta di Tunnel Spaziale, per descriverlo in parole povere, i sensori ci dicono che in prossimità dell’anomalia quello che noi conosciamo come spazio-tempo, viene annullato”, “E fin qui ci siamo!, non è ne più ne meno quello che ci si aspettava” intervenne Giuno, “Si!” riprese Zus “però i dati che ci ha inviato il Drone, fin quando ha funzionato, ci sono stati di grande aiuto”, “In che modo?” chiese Rondi, “Il Drone ha trasmesso per soli due minuti dall’entrata nella distorsione” tutti rimasero in silenzio, “ma quei due minuti ci hanno fornito parecchi dati, per esempio ora sappiamo che il Drone non ha subito danni strutturali fintanto che ha funzionato, e sappiamo che non è stato distrutto, è semplicemente sparito!”. Fece una piccola pausa per analizzare le reazioni dei presenti, tutti continuarono a rimanere in silenzio aspettando che lui continuasse , “quello che i dati ci indicano è che il Drone sia in qualche modo stato trasportato in un altro punto dello spazio, o in un Universo parallelo, ma integro!”

Vedendo gli sguardi dubbiosi dei presenti Epoll prese la parola, “Quello che Robert vuole intendere, è che non ci aspettiamo di subire troppi danni fisici nel passaggio. Non che questo alleggerisca la gravità della situazione, ma siamo pressoché certi di non correre pericoli vitali”, “Infatti” continuò Zus, “abbiamo ipotizzato di poter "stabilizzare" il tunnel spaziale, mediante immissione di warpers per tenerlo aperto e di verteroni per impedire la scissione dei due "baratri" spaziotemporali, avremmo così un sistema di spostamento ancora più rapido della propulsione a curvatura, e non contrastante con la previsioni della relatività, se non per il fatto di consentire la trasmissione di informazioni aggirando il limite della velocità della luce.”.

Ci fu un attimo di silenzio, tutti cercavano di ragionare su quello che li aspettava dall’altra parte della distorsione, alla fine prese la parola Giuno, “Quindi, passare attraverso la distorsione non ci procurerà danni, presumibilmente!.”, “Già!” confermò Epoll, “è quello che speriamo” - “Passiamo e ci ritroviamo dall’altra parte in un qualche punto dello spazio, se non ho capito male”, “Esattamente” le confermò Robert, “gli scenari probabili sono diversi, ma i più probabili sono due” continuò, “primo: veniamo trasportati in un punto qualsiasi dell’universo, presumibilmente all’interno della nostra galassia”, fece una pausa prima di continuare con il secondo scenario, “secondo: ci ritroviamo in un punto qualsiasi dell’universo in un tempo diverso dal nostro!”,

Robert guardò i compagni e vide che tutti, presumibilmente, si stavano facendo le stesse domande, “Al momento stiamo facendo delle semplici congetture, non sappiamo ancora dove finiremo” riprese Zus, “è giusto porsi domande, ma non è questo il momento per dare risposte, lo faremo una volta arrivati dall’altra parte, ora dobbiamo solo decidere come attraversare la distorsione, per questo ho chiesto al dottor Pennet di essere presente” e si rivolse la dottore che aveva assistito alla riunione in silenzio.

“DOC, attualmente abbiamo un equipaggio di duecento persone, lo stretto indispensabile per governare la nave è della metà circa” Pennet fece silenzio un attimo poi cominciò a parlare, “Penso che ormai chi è fuori dalla crio-stasi vorrà rimanere ed assistere al passaggio, io credo sia il caso di far scegliere al personale non indispensabile se tornare in stasi oppure no, per gli altri non ci sono problemi si risveglieranno a giochi fatti” fece una breve pausa prima di continuare, “questo partendo dal presupposto che l’impianto di crio-stasi non subisca danni nel passaggio, se invece abbiamo dubbi in proposito suggerirei di risvegliare tutto l’equipaggio prima di proseguire!” Giuno intervenne subito dopo il dottore, “E se invece subissimo noi dei danni e non il personale in crio-stasi?” tutti si girarono verso di lei, “voglio dire, il Drone è una macchina e non ha riportato danni, ma non sappiamo come reagiremo noi, come reagirà una forma di vita biologica”, “Giusto anche questo” le rispose Pennet, “non è una risposta che posso darvi ora, ho bisogno di analizzare più approfonditamente, vi farò sapere qualcosa tra un paio d’ore. Scusatemi!”

Pennet si alzò e si allontano dal laboratorio. “Bene, direi che non possiamo fare altro, al momento, possiamo tornare tutti ai nostri impegni” chiuse Giuno, e tutti si allontanarono dal laboratorio, “Giuno!” era Zus, era rimasto in piedi accanto al tavolo riunioni con il modello tridimensionale della Via Lattea ancora in funzione, lei si voltò verso di lui, “hai un momento? Vorrei mostrarti una cosa”, “Certo! Di sicuro non ho di meglio da fare”, “Bene, vieni” ed uscirono dal laboratorio.

Robert la portò alla cupola di osservazione sul ponte principale. Era una struttura meravigliosa, una enorme cupola che dava accesso diretto alla visione delle stelle, come un’enorme planetario, ma reale. Entrarono nella stanza che in quel momento era vuota, la cupola era chiusa, entrando si accesero le luci automaticamente, le fonti di luce non si percepivano, come non ci fossero, la luce sembrava naturale come quella del sole. Robert si diresse alla consolle di comando della cupola, “Ormai siamo a distanza visiva già da qualche ora, volevo mostrarti a cosa stiamo andando in contro” si voltò per azionare i comandi di apertura della cupola, uno scatto metallico, poi un rumore sordo e gli scudi che normalmente proteggevano la cupola cominciarono a scivolare di lato scoprendo alla vista un o spettacolo meraviglioso. Il cielo era nero, e le stelle erano più brillanti che mai, all’orizzonte, proprio di fronte a loro si stagliava un bagliore multicolore, come una sorta di aurora boreale, di proporzioni inimmaginabili, al centro della quale c’era una sottile linea nera, verso cui tutto confluiva, o da cui tutto partiva, non era ben chiaro.

Giuno rimaneva affascinata ogni volta che assisteva all’apertura della cupola in condizioni normali, ma quello spettacolo la lasciò senza fiato, lo spazio e la sua natura gli si manifestava nel modo più bello ed allo stesso tempo più terrificante che avesse mai visto. Era in piedi al centro della cupola, senza fiato, “Cosa ne pensi?” le chiese Robert, “Non credo di essere mai stata tanto vicina a Dio, è meraviglioso e terrificante allo stesso tempo” Robert era dietro di lei, la abbraccio “lo penso anch’io” le prese il viso fra le mani e la baciò.

 

Il dottor Pennet aveva appena finito di analizzare i dati in suo possesso, non era riuscito a trovare una risposta esatta al quesito, poteva solo decidere secondo logica, fredda matematica, solo quella lo avrebbe tolto dall’empasse in cui si trovava. D'altronde come poteva decidere lui su una cosa del genere, si chiese, si stava parlando di decidere qualcosa come chi vive e chi muore, chi va e chi resta, non era certo una decisione che poteva prendere lui per tutti! Si disse.

L’unico dato certo era che l’equipaggio, nella sua totalità, avrebbe garantito la continuità della razza umana anche su un altro pianeta, meno uomini = meno possibilità. Era una equazione molto semplice, non c’era da girarci troppo attorno, la logica voleva che in quella situazione il 50% dell’equipaggio rimanesse in crio-stasi ed un altro 50% fosse risvegliato. Qualunque cosa fosse accaduta dopo, avrebbe lasciato loro un margina minimo di sopravvivenza almeno del 50%.

Doc si rese conto che non gli piaceva affatto prendere quel tipo di decisioni, che diamine, infondo aveva fatto il giuramento di Ippocrate, un giuramento che i medici come lui facevano da ormai migliaia di anni, e mai come in quell’epoca era preso sul serio. Quasi inconsciamente lo se lo ripeté a mente come per essere sicuro di non aver perso la retta via, come per rassicurarsi che la sua missione fosse sempre la stessa:

“Io giuro per Apollo medico e per Asclepio e per Igea e per Panacea e per tutti gli Dei e le Dee, chiamandoli a testimoni che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto. Terrò chi mi ha insegnato quest' arte in conto di genitore e dividerò con Lui i miei beni, e se avrà bisogno lo metterò a parte dei miei averi in cambio del debito contratto con Lui, e considerò i suoi figli come fratelli, e insegnerò loro quest'arte se vorranno apprenderla, senza richiedere compensi né patti scritti. Metterò a parte dei precetti e degli insegnamenti orali e di tutto ciò che ho appreso i miei figli del mio maestro e i discepoli che avranno sottoscritto il patto e prestato il giuramento medico e nessun altro. Sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un' iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l'aborto. Conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte. Non opererò neppure chi soffre di mal della pietra, ma cederò il posto a chi è esperto di questa pratica. In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati, astenendomi ad ogni offesa e da ogni danno volontario, e soprattutto da atti sessuali sul corpo delle donne e degli uomini, sia liberi che schiavi. Tutto ciò ch'io vedrò e ascolterò nell'esercizio della mia professione, o anche al di fuori della professione nei miei contatti con gli uomini, e che non dev'essere riferito ad altri, lo tacerò considerando la cosa segreta. Se adempirò a questo giuramento e non lo tradirò, possa io godere dei frutti della vita e dell' arte, stimato in perpetuo da tutti gli uomini; se lo trasgredirò e spergiurerò, possa toccarmi tutto il contrario.”

Si!, lo ricordava come il giorno in cui lo pronunciò, all’università della Sorbona, a Parigi.

Parigi. Non avrebbe mai più rivisto la sua città, la Tour Eiffel, il Louvre, Mont Martre, gli Champs Élysées, Notre Dame, la Senna, le baguette che sfornavano calde nella Boulangerie sotto casa e i suoi croissant… D’un tratto si rese conto che tutte quelle cose non le provava da quasi quindici anni in fondo, però erano li, ed il fatto che erano sempre li gli dava la certezza che un giorno le avrebbe ritrovate, ora invece aveva la certezza che non le avrebbe mai più riviste e si soffermò a pensare come certe cose acquistino o perdano importanza a seconda della situazione. In fin dei conti era stato quindici anni senza tornare nella sua città eppure non gli era pesato minimamente, ora non poter più mangiare quella insignificante baguette diveniva quasi una tragedia.

Pennet si riprese dalle sue elucubrazioni scuotendo la testa, quasi a voler scacciare quei pensieri. Doveva avvisare il Capitano Giuno delle sue conclusioni perché potesse prendere una decisione ponderata. <<Pennet a Giuno, sono giunto a delle conclusioni, ma vorrei discuterne con lei e con Zus, se non le dispiace>>.

<<Si Doc, sarò da lei tra un attimo, penso io ad avvisare Zus>> Giuno era avvolta dal lenzuolo, senza null’altro in dosso, si volto verso il letto, Zus ancora disteso la guardava in silenzio, sorridendo, “è ora di andare” gli disse andando verso il letto, lui le prese la mano e la tirò a se facendola cadere sul letto, “Purtroppo hai ragione” fece una pausa guardandole il volto rosa, le labbra carnose e rosse ed i due enormi occhi verdi, ormai stavano insieme da molto eppure non l’aveva mai vista così bella come in quel momento, “ma conto di riprendere questo discorso non appena saremo passati dall’altra parte tutti interi!” lei ridendo gli diede una spinta e lo fece rotolare giù dal letto, “Vestiti!,  libertino che non sei altro, e vedi di darti una mossa, non abbiamo tempo da perdere in attività ludiche”.

Quindici minuti più tardi, Giuno e Zus erano con il dottor Pennet il quale illustrava loro le sue conclusioni, “In buona sostanza, credo che dovremo dividere l’equipaggio a metà, se non accade nulla tutto ok, altrimenti abbiamo il 50% di probabilità di sopravvivenza, in ogni caso!”, “Non lo so dottore” disse Giuno con l’espressione che assumeva ogni volta che non era pienamente convinta di qualcosa, puntava sguardo a terra, si mordeva le labbra e gli spuntava una ruga tra le sopracciglia, “non so se risvegliare quattromila persone per spiegarli che potrebbero morire di li a quattro o cinque ore, sia la cosa migliore da fare” Zus annuì vistosamente sostenendo i dubbi di Giuno, “Credo abbia ragione il Capitano dottore, anche solo per i problemi di ordine che ne seguirebbero” il dottor Pennet annui a sua volta, “Era appunto di questo che volevo discutere con voi, mi rendo perfettamente conto delle problematiche che sicuramente si verrebbero a creare” in effetti Pennet voleva aiuto da loro proprio per questo, si rendeva perfettamente conto che il tempo stringeva e c’era a malapena il tempo di risvegliare l’equipaggio, figuriamoci se c’era il tempo per metterli al corrente dei fatti e di farglieli digerire, in fin dei conti non ci erano riusciti loro in quasi quindici ore, come avrebbero potuto quei poveri diavoli in meno di quattro.

“No dottore, metà dell’equipaggio è decisamente troppo da gestire, non possiamo correre un rischio del genere” Giuno era determinata nelle sue affermazioni, sapeva perfettamente che non sarebbe riuscita a gestire l’isterismo di massa che ne sarebbe potuto scaturire, “Credo sia il caso di mantenere la situazione attuale, il minimo del personale indispensabile alle operazioni di routine necessarie a governare la nave” Robert aspettò un intervento dai due interlocutori che però rimasero in silenzio, allora proseguì, “credo sia opportuno programmare il computer centrale in modo che se noi non dovessimo farcela, provveda autonomamente a risvegliare il resto dell’equipaggio ed a metterlo al corrente dell’accaduto” guardò le reazioni dei due.

“Si questa mi sembra un’ottima soluzione” annuì Pennet, “anche se la condizione di stasi non proteggerà i nostri compagni da eventuali malfunzionamenti dell’impianto” il dottore era serio in volto “rischiamo di giocarci la sopravvivenza” Giuno era ancora pensierosa, la stessa espressione che non aveva mai abbandonato il suo volto, “Ha ragione anche il dottore, ma risvegliare quattromila persone è fuori discussione” continuava a camminare avanti e in dietro sguardo fisso a terra, “d’altra parte in duecento non abbiamo alcuna chance” fece una breve pausa, alzo lo sguardo verso Zus e Pennet, l’espressione di dubbio era sparita segno evidente che aveva preso la sua decisione, “Robert, Samuel, provvedete a far risvegliare altre seicento persone, vedete voi i più idonei” poi rivolgendosi a Zus “Robert tu pensa a  scienziati, tecnici, botanici, geologi, ingegneri,  tutto quello che ti viene in mente, le schede del personale le hai” poi fu il turno del dottor Pennet, “lei invece si occupi del personale medico, è competenza sua” fece una breve pausa guardando i due compagni prima di proseguire, “una sola cosa vi chiedo, fate attenzione a non dividere le famiglie, se pensate che la condizione più sicura sia quella di veglia, risvegliate tutti i bambini a scapito dei tecnici se serve, rimanendo se possibile sempre nelle seicento unità e comunque non voglio più di mille persone fuori crio-stasi al momento del passaggio” seguì un lungo momento di silenzio, poi Zus chiese, “Per la sicurezza?”, “Hai ragione” le tre squadre che abbiamo non basteranno, ma non voglio troppi militari tra i piedi, dirò ad Ardes di organizzarsi con altre sette squadre” ci pensò su un attimo poi continuò, “cento uomini dovrebbero bastargli”, “Si, credo di si” ribadì Zus.

“Bene!, diamoci da fare, il tempo stringe” concluse Giuno mentre gli altri due annuivano e tutti e tre uscivano dall’infermeria del dottor Pennet per raggiungere i propri posti.

Ardes non era contento della decisione di Giuno, voleva più uomini, ma il Capitano fu irremovibile, non poteva rinunciare a persone che avrebbero potuto ricostruire la loro civiltà dal nulla, a favore di militari che erano si utili ma non indispensabili a quel fine e a nulla valsero tutte le obbiezioni che le portò il Maggiore, la decisione era presa ed era meglio che Ardes se la facesse piacere.

 

h-02:00:00

Tutto era pronto.

Tutti erano pronti.

Mancavano solo due ore al passaggio attraverso quello che oramai tutti sapevano essere un Tunnel Spaziale, anche quelli dell’equipaggio appena risvegliati erano stati messi al corrente della situazione, inutile dire che per tutti fu uno choc, ma ogni singola persona dell’equipaggio si era imbarcata volontaria sapendo che ciò a cui andavano in contro altro non era che l’incognito, anzi, molti si erano imbarcati principalmente per quello, per la sfida, per la storia, per rimanere nella storia.

Sulla nave c’era fermento, tutti si preparavano al passaggio, Giuno pensava ci fosse un po’ troppa confusione, ma capiva perfettamente lo stato d’animo del suo equipaggio.

Si accingevano ad avere un’esperienza che nessun’altro prima di loro aveva mai vissuto, era in assoluto il primo contatto dell’umanità con un fenomeno del genere, ed a breve ne sarebbero stati al corrente anche sulla Terra. Zus aveva dato l’ordine di trasmettere una copia di tutti i dati registrati ed analizzati al Comando Missione e di apprestare una capsula per inviare una copia fisica di tutto, non voleva lasciare nulla al caso e voleva essere sicuro che sulla Terra sapessero della loro situazione.

Più il tempo passava e più le attività a bordo divenivano frenetiche e Giuno cominciava ad innervosirsi. Era sulla plancia di comando, ormai la distorsione era esattamente di fronte a loro, tanto grande da riempire tutto il campo visivo della plancia. I suoi bagliori tutto lo spettro dei colori, sembrava l’esplosione di un arcobaleno. Il campo gravitazionale della distorsione era divenuto molto forte e si faceva sentire con forti scosse che gli scudi della ARGO assorbivano perfettamente. Con lei c’erano Bourel, Zus ed Epoll, tutti erano ai propri posti, le comunicazioni dai vari ponti erano incessanti. Giuno cominciava ad innervosirsi, “Questa frenesia sta creando dei problemi!” esplose secca, “Tutti stanno cercando di ultimare le attività nel minor tempo possibile, Capitano” le rispose Bourel con voce calma, “Si ma non vorrei che tutta questo personale sia più di intralcio che di aiuto” guardò il Primo Ufficiale e proseguì, “dia l’ordine a tutto il personale non in sevizio di ritirarsi nei propri alloggi. Non possono fare nulla che non stia già facendo il personale di servizio”, “Signorsì, Signore”.

<<A tutto l’equipaggio, il personale non in servizio deve ritirarsi immediatamente nei propri alloggi per agevolare le operazioni di navigazione. Primo Ufficiale chiudo!>>

“Grazie Signor Bourel” quando non erano da soli Giuno e Bourel mantenevano un giusto distacco professionale, a dire il vero era solo Giuno ad dare del tu a Bourel quando erano soli, a Bourel questo non era mai riuscito, il suo atteggiamento era si più confidenziale ma sempre piuttosto formale.

In pochi minuti la situazione sembrava decisamente essere migliorata. Le comunicazioni con il resto dei ponti erano ridotte all’indispensabile e tutti si distesero .

Bourel si rivolse all’ufficiale alle comunicazioni, “Tenente Yoshida, faccia un check su tutti i ponti”, “Signorsì” Yoshida si appresto a chiamare tutti i ponti per verificare la situaziona.

<<Ponte di comando a tutta la nave! Confermare check pronti!>> la risposta giunse immediata.

<<Ponte uno check, Ponte due check, ponte tre check… >>e così via, tutti i ponti erano pronti, le operazioni concluse, gli uomini ai propri posti, le apparecchiature controllate.

Giuno si rivolse a Robert, “I vostri preparativi per stabilizzare il Tunnel Spaziale sono terminati?” – “Si, abbiamo modificato otto testate” disse Zus, “quattro per gli warpers e quattro per i verteroni. Scotty ha apportato le dovute modifiche ai motori a curvatura in modo da poterli usare senza il NavComIS e Puppy ha modificato le armoniche degli scudi” – “Ottimo!”

Nulla rimaneva da fare, se non aspettare ed affrontare il loro fato.

 

h-00:05:00

Due ore passarono in un’eternità, si avvicinavano alla distorsione spaziotemporale alla ragguardevole velocità di 130.000 km l’ora a motori spenti. 10.833 km li dividevano dalla distorsione. Era giunto il momento di accendere i motori sub luce, o non avrebbero avuto manovrabilità qualora gli fosse servita ed anche i motori a curvatura per sganciarsi dal campo gravitazionale dell’anomalia una volta usciti.

<<Plancia di comando a sala macchine, avviare i motori ad impulso, avviare le procedure di star-up dei motori a curvatura!>> Bourel sapeva perfettamente ciò che faceva e Giuno non aveva bisogno di impartire alcun ordine.

Erano pronti, un leggero fremito percorse la ARGO ad indicare che i motori sub luce erano attivi, “Tutti i sistemi su verde Capitano, siamo pronti” il tenente di vascello Narada era l’ufficiale alla navigazione, “Grazie Tenente, Avanti mezzo, alla via così”.

La ARGO puntò dritta al centro della distorsione, le vibrazioni che prima gli scudi assorbivano benissimo, cominciarono a farsi sentire più intensamente.

“Armare tutte le testate” Giuno diede l’ordine e l’ufficiale agli armamenti eseguì, “Armate!” – “Tubi di lancio uno e quattro, Fuori” un lampo e le due testate colpirono la distorsione esattamente nel suo centro, “Letture!” Zus rispose immediato, “Leggo ancora delle oscillazioni” – “tubi due e tre pronti al lancio” – “Pronti” – “Fuori” un altro lampo e le seconde testate colpirono nuovamente il centro dell’anomalia. “Letture” – “Sembrerebbe stabile, eviterei un'altra bordata” rispose prontamente Zus, “Ok, ci siamo, tutti pronti”.

Fasci di fotoni, neutroni, neutrini, protoni cercavano di attraversare gli scudi della ARGO, nel loro viaggio all’interno della distorsione. Ormai erano prossimi al contatto, la tensione si leggeva sui volti di tutti, il silenzio regnava sovrano all’interno della nave, gli unici rumori udibili erano quelli dello scafo sottoposto alla enorme pressione del campo gravitazionale. La ARGO si torceva e si lamentava, ma sembrava tenere.

Al momento del contatto tutti trattennero il respiro…

Un lampo accecante, tutto attorno a loro convergeva verso il centro della distorsione il rumore assordante delle strutture dalla nave….

Più nulla!

Una attimo di silenzio, di buio e si ritrovarono nello spazio vuoto.

“Siamo fuori. Signor Narada, attivare i motori a curvatura! Usciamo dalla sua morsa!”  Narada eseguì. Un colpo secco, come se avessero rotto gli ormeggi della banchina spaziale e furono fuori dalla presa del campo gravitazionale.

Tutto taceva. Gli occupanti della plancia di comando si guardavano l’un l’altro quasi increduli. Tutto li quindi?! Dopo qualche istante, che ai più parve eterno, scoppiarono in un grido liberatorio. Era finita finalmente, erano passati oltre e, a quanto pareva, non avevano subito danni, la nave aveva retto perfettamente.

“Calma Signori, Calma!” intervenne Giuno un po’ più distesa in volto, “il nostro compito non è ancora finito” il personale di plancia si ricompose e tutti tornarono ai propri posti.

“Tenente Yoshida, prego”

<<Ponte di comando a tutta la nave! Situazione!>> la risposta giunse immediata.

<<Ponte uno Ok, Ponte due Ok, ponte tre Ok… >>

“Nessun danno Signore”, “Grazie Tenente” rispose Bourel, “Facciamo una verifica più approfondita a tutta la nave ed a tutti i sistemi!” chiese Giuno, “Provvedo immediatamente” Bourel si girò ed uscì dalla plancia per effettuare di persona le verifiche.

Giuno si rivolse a Zus, “Ora tocca a te!” lo guardò dritto negli occhi prima di continuare, “non ci deludere”, “Non temere” Zus si alzo dalla sua consolle, diede una pacca sulla spalla ad Epoll, ed assieme all’amico collega si diresse verso il ponte scientifico.

  

Capitolo III

“Dispersi”

 

Chip, Scotty e Puppy erano in laboratorio già da diverse ore, il computer stava analizzando le carte stellari in memoria per stabilire dove fossero finiti.

“Sono ore che sta analizzando i dati! Vorrei sapere dove diavolo siamo finiti!” esordì Epoll, “Potremmo essere in un punto qualsiasi dell’universo, anche in un’altra galassia e allora ti saluto. Questo ci creerebbe non pochi problemi”, “Come se non ne avessimo a sufficienza.” Riabbatté Epoll, “È inutile stare a recriminare, i modelli da analizzare ed i calcoli da eseguire sono una infinità, il nostro compito è solo quello di validare i risultati del computer di navigazione, che in questo momento non sta facendo altro, quindi!” rispose calmo Robert, “Quindi?” replicò Epoll, “Quindi, direi che possiamo anche andarcene a riposare!” chiuse Puppy, i due compagni annuirono e tutti e tre uscirono dal laboratorio.

Nel frattempo in plancia di comando il Capitano Giuno aspettava il rapporto sullo stato della nave dal Primo Ufficiale.

<<Signor Bourel! A che punto siamo con le verifiche?>>

<<A buon punto Capitano! Abbiamo quasi terminato!>>

<<Situazione?>>

<<Sembrerebbe tutto in ordine, sarò in Sala Tattica tra venti minuti!>>

<<Ok, chiudo>>

“Signor Narada, sarò in sala tattica! A lei la nave” e si allontanò dalla plancia.

Giuno era seduta al proprio posto, lo sguardo fisso e un po’ assente sul grande display che riproponeva lo spazio esterno, ed i pensieri che si affollavano nella sua mente girando tutti attorno alle stesse domande, dove diavolo siamo e come ne usciamo?. Venti minuti più tardi Bourel entrò nella Sala Tattica interrompendo i suoi pensieri. “Capitano!”, “Vieni Armand, dimmi tutto!” – “La situazione è buona, non ci sono stati danni gravi, qualche disallineamento sui raddrizzatori di curva dei motori sub luce, che stanno già provvedendo a sistemare. Abbiamo ballato un po’ quindi le stive di carico sono da risistemare. I generatori degli scudi anche sono stati messi sotto stress ma ci stiamo lavorando. I motori a curvatura sono in perfetta efficienza, torneremo ad uno stato di normalità tra un paio d’ore Capitano!” – “Ottimo! Tienimi aggiornata” – “Novità del dottor Zus?” – “No! Al momento il computer sta analizzando le carte stellari in memoria, ma ancora nulla!” – “Capisco! Sarà lunga” commentò Bourel, “non riesco a riconoscere nessuna costellazione! Chissà dove siamo finiti?” – “Dovunque siamo finiti, siamo vivi! Ora dobbiamo solo mantenere la calma e studiare la situazione!”.

Mentre i due ufficiali parlavano, entro nella Sala Tattica Zus, “Proprio voi stavo cercando!” – “Salve dottor Zus” saluto Bourel, “Robert!” Giuno era ancora seduta al tavolo riunioni, “novità?” – “Nessuna e credo che non ne avremo per parecchio, non riusciamo a trovare un modello che combaci con quello in cui ci troviamo” disse Zus scuotendo la testa, “ma d'altronde, i modelli di cartografia nella memoria del computer centrale sono miliardi, ogni quadrante dello spazio conosciuto e anche non è catalogato! La ricerca sarà lunga, ci vorranno settimane se non mesi!” – “Questo potrebbe crearci dei problemi!” – “Lo so! Ma non possiamo fare altrimenti!” – “Non potremmo cominciare a cercare un sistema abitabile  nel frattempo?” chiese Giuno, “In effetti potremmo anche cominciare una ricerca a corto raggio. È inutile rimanere immobili nello stesso punto!” – “Perfetto! Così gli uomini si terranno occupati, l’inerzia li ucciderebbe."

Il capitano diede immediatamente inizio alle operazioni di ricerca di un sistema abitabile, non cercavano una soluzione definitiva, ma era utile trovare un posto dove poter far sbarcare l’equipaggio per concedergli qualche giorno di relativa serenità. Ma come procedere? Non avevano la minima idea di dove si trovassero e le carte stellari non li aiutavano, stavano andando alla cieca, senza alcun punto di riferimento.

Le tre settimane che seguirono, non portarono cambiamenti, erano ancora in cerca di un sistema idoneo a far sbarcare parte dell’equipaggio. A bordo della ARGO, l’equipaggio cominciava a dare segni di cedimento, la routine quotidiana stava diventando monotona e neanche l’avvicendamento alle operazioni di bordo aiutava a distogliere il pensiero dalla loro situazione. Le giornate si rincorrevano uguali nella loro monotonia. Ecco perché navi come la ARGO, anche se unica nel suo genere, avevano le capsule di stasi, proprio per evitare situazioni come quella, pensò Giuno. Bisognava trovare una soluzione al quel problema e bisognava farlo in fretta.

<<Capitano Giuno a dottor Zus!>>

Zus era in laboratorio ad analizzare le carte stellari per cercare di trovare il bandolo della matassa ed anche per trovare un sistema abitabile. Il rumore dell’interfono lo fece sobbalzare, era assorto nei suoi pensieri ormai quotidiani.

<<Qui Zus, dimmi Sonia>>

<<Vorrei incontrarti assieme al dottor Pennet>>

<<Sarò in Sala Tattica tra quindici minuti! Avviso Pennet!>>

<<Bene! A tra poco>>

Zus uscì dal laboratorio e passo in infermeria per avvisare il dottore della convocazione.

I due si diressero verso il ponte di comando, i corridoi della nave sembravano deserti, non rimaneva traccia alcuna della fervente attività pre contatto. Ormai tutto l’equipaggio non in servizio passava il suo tempo sul ponte alloggi o nelle aree di svago, molti avevano preso l’abitudine di andare a passare del tempo presso la serra delle coltivazioni idroponiche, forse perché era il posto che più ricordava la Terra.

“Credo sia per lo stato psicofisico dell’equipaggio, tre settimane senza aver concluso nulla stanno mettendo alla prova l’equipaggio!” disse Pennet, “Si credo anch’io sia per questo. D’altra parte tra due giorni ci sarà l’avvicendamento del personale di turno, non manca molto” fece una pausa, “Il problema semmai sarà mettere al corrente della situazione il personale che prende servizio!” – “Si! Credo che i normali tre giorni di avvicendamento non bastino e poi ci sono i seicento risvegliati prima del “salto”, che ne facciamo?” entrarono nell’ascensore che li avrebbe portati sul ponte comando, le porte si chiusero dietro di loro. L’attività sul ponte comando era decisamente più fervente, l’equipaggio non dava segno di noia o di inattività, tutti erano indaffarati. Segno che il Capitano riusciva ancora a tenerli occupati, ma per quanto ancora? Il dottore e Zus entrarono nella Sala Tattica, Giuno era seduta alla sua poltrona che li stava attendendo.

“Eccovi qui, bene direi di cominciare subito, sedetevi!” i due si accomodarono al tavolo, “cercherò di essere breve! Il problema è semplice!” disse diretta, “sono passate tre settimane dal passaggio attraverso il Tunnel Spaziale, e ad oggi non sappiamo ancora dove ci troviamo! Diventa imperativo, ora, stabilire una linea di condotta per l’equipaggio. L’inattività li sta uccidendo alla pari dell’insicurezza. Come possiamo procedere?”

Zus seduto al tavolo, quasi buttato sulla poltrona si sfregava il mento, “Immaginavamo fosse questo il problema” disse, “secondo noi dovremmo attendere l’avvicendamento del personale in servizio e con l’occasione rimettere in stasi tutto il personale precedentemente risvegliato. Almeno fin quando non troveremo un sistema su cui far sbarcare l’equipaggio e fare rifornimento di acqua potabile” Giuno si rivolse al dottore, “Dottore?” – “Sono d’accordo con Robert. Purtroppo non c’è molto da fare” – “Sta bene! Procederemo così” chiuse Giuno, “il personale che prenderà servizio avrà bisogno di più tempo per l’avvicendamento. Cercate di fare dei riassunti della situazione il più dettagliati possibile in modo da poter dare delle relazioni complete al personale che monterà” poi aggiunse, “se per voi non è un problema, vorrei che rimaneste in servizio. Se necessario risvegliate i vostri sostituti, ma vorrei che voi rimaneste comunque.” – “È naturale” rispose Zus, “L’avevamo già considerato” chiuse Pennet.

L’avvicendamento tra l’equipaggio smontante e quello montante durò cinque giorni anziché tre come da protocollo, il che data la situazione sorprese anche Giuno. L’equipaggio sembrò reagire molto bene alla situazione inaspettata, la cosa rasserenò molto Giuno che non si aspettava una reazione così positiva.

Gli unici della vecchia squadra a rimanere in servizio furono Zus, Epoll, Eoli, Pennet ed il Capitano Rondi, oltre naturalmente a Bourel ed alla stessa Giuno.

Tra il nuovo personale in servizio c’era anche Amanda Eres, il geologo della spedizione, Rex per gli amici. Amanda era una donna minuta, capelli rossi, tanti e ricci, occhi verdi, era nata in Cantabria una regione di quella che una volta era conosciuta come Spagna. Aveva un carattere molto duro e diretto ma era anche molto simpatica. Voci di corridoio volevano che ci fosse una storia clandestina tra lei e Puppy, cosa non molto difficile da credere, i due stavano sempre assieme. Amanda era divenuta la migliore amica di Giuno da quando era partito il progetto ARGO e fu l’artefice della relazione tra lei e Zus.

Quasi tutto l’equipaggio era in pausa pranzo, la parte di mensa aperta era quasi piena, Amanda e Giuno entrarono nel locale e si diressero al banco, presero il loro vassoio e si guardarono intorno per trovare un posto dove sedersi. In un angolo in fondo alla sala c’erano Zus, Epoll ed Eoli. Amanda diede un colpetto con il gomito a Giuno e gli fece cenno con il mento in direzione dei tre, Zus le vide ed alzò un braccio per fare segno di raggiungerli.

“Salve ragazzi” salutò Amanda prendendo posto, guarda caso accanto a Puppy, accanto a Zus c’era Epoll che all’avvicinarsi di Giuno scattò in piedi per cedergli il posto, “Non ti preoccupare Scotty” – “Ma starai scherzando spero! Tranquilla non lo faccio per te, ma Robert mi sta facendo sanguinare le orecchie. Non ha smesso di parlare da questa mattina” la guardò con gli occhi supplicanti, “ti prego! Salvami!” tutti si misero a ridere, “Sta bene! mi sacrificherò. Non ci possiamo permettere di perdere il nostro astrofisico migliore” e prese posto accanto a Zus. La mano di lui si posò sulla coscia di Giuno e la baciò, “Fai la spiritosa?” le chiese, “speravo di vederti!” – “Anche io”.

“Che c’è per pranzo oggi?” chiese Amanda, “la solita poltiglia liofilizzata” rispose Puppy, “in teoria manzo con patate, ma se riesci a distinguere le due cose, complimenti!”.

Nella sala entrò Bourel, si fermò sulla porta per individuare dove fossero Giuno e Zus, individuato il tavolo si diresse verso di loro. “Guai in vista!” esordi Zus con aria allegra, Giuno gli diede una gomitata di nascosto, “Non me lo trattare male, mi serve più di te. Stai attento!” – “Capitano, Signori, siete tutti assieme, ottimo” disse Bourel non appena raggiunse il tavolo, “perche la cosa riguarda tutti, potete seguirmi in plancia?” – “Che succede Bourel” chiese Epoll, Giuno aveva capito e scattò in piedi, “Andiamo signori, non possiamo discuterne in mensa” tagliò corto. Il gruppetto lasciò il pranzo a metà e si diresse al ponte di comando, lungo il corridoio Bourel cominciò ad esporre la situazione ai compagni, “Pochi minuti fa abbiamo individuato un sistema con un pianeta di classe M, ho lanciato una sonda per avere maggiori dettagli” – “Non una sonda orbitale spero!” intervenne Zus, “Certo che no dottore, non sappiamo ancora se il pianeta è abitato o no, mi sono limitato a lanciare una sonda extraorbitale solo per i dati principali” – “Ottimo lavoro Bourel, vediamo di cosa stiamo parlando” disse Giuno mentre entravano in plancia di comando.

“Signori, aggiornatemi prego”

“È un sistema Stellare triplo Signore! Abbiamo una coppia di stelle di sequenza principale, una Nana Gialla ed una Nana Arancione molto vicine tra loro ed una Nana Rossa molto più distante, a circa 13.000 Unità Astronomiche.” – “Continui” – “Nel sistema binario abbiamo una stella con classe spettrale G2V signore, massa di circa il 10% maggiore del nostro sole e con un raggio di circa il 23% superiore.”

“Pianeti nel sistema?” chiese Giuno. “Si signore, c’è un sistema di pianeti con quattro giganti nella parte più esterna e dodici pianeti rocciosi nella parte interna. I pianeti rocciosi hanno dimensioni relativamente modeste, meno di 15.000 Km di diametro e densità abbastanza alte da 3 a 5. Sono composti da un nucleo ferroso circondato da un mantello basaltico. Rispetto ai pianeti giganti, il loro moto di rivoluzione è più veloce e la loro rotazione e' più lenta. I pianeti rocciosi sono piuttosto diversi tra loro per quanto riguarda l'atmosfera, abbiamo due pianeti di Classe G, uno di Classe H, cinque di Classe I, uno di Classe K, uno di Classe L, due di Classe N, il decimo pianeta potrebbe permetterci di scendere a terra” concluse l’ufficiale scientifico.

“Ottimo lavoro signor Gorsky” la soddisfazione si poteva leggere sul volto di tutti, “tra quanto raggiungeremo il sistema?” – “Tra circa tre giorni a curvatura tre Signore” rispose l’ufficiale di navigazione, “Fate rotta per il sistema, portarsi in prossimità dell’ottavo pianeta per una scansione a lungo raggio della superficie” si voltò verso Zus, “dobbiamo scoprire se è abitato” – “Non credo, i pianeti di Classe L sono piuttosto freddi, ma procediamo con cautela” le disse Zus, “In ogni caso le nostre direttive per l’approccio ad altri pianeti sono chiare! Non possiamo prendere contatto con civiltà meno sviluppate della nostra!”.

Nei tre giorni che seguirono l’agitazione a bordo della nave era aumentata a dismisura, tutti erano impazienti di arrivare in prossimità del nuovo sistema stellare. L’idea di poter sbarcare dalla nave non dispiaceva a nessuno. Zus ed Epoll fremevano, finalmente avevano un punto di partenza per poter definire una posizione, un punto di origine, fino a quel momento avevano brancolato nel buio. Le informazioni che avevano sul sistema stellare erano sufficienti per poter iniziare una ricerca di sistemi analoghi tra quelli conosciuti. Anche se per avere la certezza dovevano raggiungere il sistema e confrontarlo con le mappe stellari in archivio, valeva la pena portarsi avanti con il lavoro.

“Ha trovato nulla il computer?” chiese Epoll entrando nel laboratorio, Zus era assorto nella consultazione di modelli tridimensionali dei sistemi stellari conosciuti, “Ma che, qualcosa ho trovato ma non combaciano al cento per cento”  - “Cioè?” – “Ho trovato due sistemi tripli in un raggio di venti anni luce dal Sole, uno è quello di Alpha Centauri, che tra l’altro corrisponderebbe anche” – “Allora?” – “Allora!” lo interrompa Zus, “allora non corrisponde con i sistemi vicini, il modello non combacia è tutto spostato!” Zus era stremato, dalla scoperta del sistema stellare non aveva praticamente chiuso occhio e si era chiuso in laboratorio. Anche Giuno per vederlo doveva andare in laboratorio e quando era li lui non le dedicava molta attenzione.

Finalmente raggiunsero il sistema stellare. La ARGO si porto a distanza dall’ottavo pianeta per la scansione della superficie. Il pianeta risultava effettivamente disabitato, come previsto da Zus, solo qualche forma di vita animale, pochissima vegetazione, presenza di acqua perlopiù sotto forma di ghiaccio. Giuno decise di entrare in orbita attorno alla zona equatoriale, la zona più temperata del pianeta che faceva registrare temperature di circa 15°.

“Signor Bourel, organizzi una squadra per scendere sulla superficie, dobbiamo principalmente rifornirci di acqua. Fate una rapida ricognizione della zona equatoriale del pianeta per stabilire se è possibile fermarci qualche tempo” – “Provvedo subito Capitano” – “Porti con se una squadra di sicurezza ed una squadra medica” – “Sissignore!”.

Bourel si diresse all’hangar per organizzare il mezzo di trasporto.

In plancia c’era la dottoressa Eres, “Vorrei partecipare alla spedizione se non hai nulla in contrario” chiese a Giuno, “No figurati, se vuoi unisciti pure a loro. Qualche informazione in più non potrà esserci che utile” il tono di voce di Giuno non dissimulava la sua delusione, sperava in un pianeta di Classe M ed invece nulla, non che quel pianeta non potesse essere abitabile, l’atmosfera era respirabile, la gravità analoga a quella terrestre, cerano acqua e vegetazione ed anche una certa varietà di animali. Ma le possibilità di colonizzazione erano assai scarse. Di sicuro tra qualche migliaio di anni la situazione sarebbe cambiata in meglio, ma per il momento.

“Tutto a posto?” le chiese la dottoressa Eres avvicinandosi e prendendola per un braccio, “Si grazie, non ti preoccupare” rispose Giuno, “è che speravo in qualcosa di meglio” – “Secondo Robert questo è un ottimo punto di partenza per stabilire la nostra posizione” la Eres cercò di tirarle su il morale, “Lo spero vivamente. È il momento di dare risposte all’equipaggio, in merito alla nostra sorte” concluse Giuno.

Bourel era indaffarato con i preparativi per scendere sul pianeta, aveva una squadra di sei persone compresa la dottoressa Eres, quattro uomini per la sicurezza e due persone del servizio medico. La navetta era un cargo da carico adibito a cisterna con una capacità di 100.000 litri, con un paio di viaggi avrebbero ripristinato il pieno livello dei serbatoi dell’acqua. Potendo avrebbero cercato della frutta commestibile. Il cibo fresco era un lusso in quelle condizioni e già che gli si presentava l’occasione sarebbe stato stupido rinunciarvi. Tutti presero posto nella cabina del Cargo. Il portellone di carico si chiuse ed anche la porta di accesso alla cabina di pilotaggio si chiuse.

<<Primo Ufficiale a Capitano Giuno – Siamo pronti a scendere sulla superficie!>>

<<Qui Giuno – Procedete, contato radio ogni trenta minuti Signor Bourel!>>

<<Ricevuto Capitano – Bourel chiudo!>>

La navetta Cargo si sollevò e si diresse verso l’imboccatura dell’hangar, passo i tre campi di forza che proteggevano l’accesso e si allontanò dalla ARGO.

“Iniziamo la fase di discesa, Tenente calcoli un corridoio d’entrata nell’atmosfera. Procediamo con un giro di ricognizione” – “Signorsì” il tenente calcolò l’angolo d’entrata ed approccio la discesa nell’atmosfera. Il panorama era diverso da quello che si aspettavano, la fascia equatoriale era molto verde con una forte presenza di acqua in fiumi e laghi. Il terreno era in gran parte pianeggiante con due catene montuose principali. Il resto del pianeta sembrava essere ricoperto dai ghiacci. Il pianeta mostrava i segni evidenti della fine di un era glaciale. Bourel individuò una zona che gli sembrava adatta alla discesa, in prossimità di un fiume che sfociava in un grande lago, “Tenente, si porti in prossimità di quella radura, scendiamo la!” il pilota fece rotta per il punto indicato da Bourel ed atterrò alla foce del fiume.

“Scendiamo, mi raccomando non conosciamo nulla di questo pianeta. Prudenza e circospezione!” tutti si alzarono e si prepararono alla discesa. Il portello della cabina di pilotaggio si aprì con uno scatto metallico e si abbassò a formare la rampa di discesa, l’aria era fresca, quasi pungente nonostante il sole fosse alto nel cielo, segno che le notti dovevano essere piuttosto rigide anche a quelle latitudini. Il gruppetto si diresse verso la riva del fiume, “Cominciamo con l’analisi dell’acqua. Se risulta potabile due uomini rimangono a caricare la cisterna con due uomini di supporto di sicurezza ed un medico. Noi altri ci addentriamo nell’entroterra in ricognizione. Dottoressa Eres, lei può muoversi con noi, credo lo preferisca” – “Si, grazie signor Bourel. Vorrei raccogliere dei campioni di minerali e se ci fosse l’occasione vorrei fare dei carotaggi” – “Allora muoviamoci!”

Il gruppetto di otto uomini si inoltro nell’entroterra, la vegetazione era piuttosto fitta, nonostante le temperature somigliava alla vegetazione equatoriale terrestre, molto rigogliosa, “Il terreno deve essere molto fertile a giudicare dalla vegetazione” commentò Bourel, “Consideri che non è stato minimamente sfruttato, è allo stato primordiale ha tutti i nutrimenti di cui ha bisogno” rispose la dottoressa Eres, “questa è vegetazione spontanea. A giudicare dal resto dei territori che abbiamo sorvolato, il pianeta sta uscendo da una fase di glaciazione, precedentemente alla quale, presumibilmente, c’è stata una grande attività vulcanica, in effetti la glaciazione potrebbe essere stata una conseguenza dell’attività vulcanica. In buona sostanza il terreno è estremamente fertile in questa fase” concluse la Eres. “Crede che riusciremo a trovare qualche frutto commestibile da poter portare a bordo?” – “Non sono una botanica, ma mi stupirei del contrario!” proseguirono in silenzio analizzando le piante i frutti e raccogliendo campioni di minerali. Giunti ad una radura Bourel ordinò di fermarsi per comunicare con la nave e con il cargo che stava caricando l’acqua.

<<Squadra di ricognizione a Cargo>> - <<qui Cargo, passo>> - <<A che punto siete con il carico?>> - <<Abbiamo quasi terminato>> - <<Ottimo, appena terminato tornate alla nave per scaricare e tornate giù, ci vediamo tra tre ore al punto di atterraggio>> - <<Ricevuto, chiudo!>>

<<Bourel a Capitano Giuno, passo!>> - <<Come procede Bourel? Vi sento disturbati>> - <<Tutto tranquillo Signore, la navetta Cargo ha quasi terminato il carico. Tra poco risalirà per il rifornimento. Noi intanto continuiamo con la ricognizione>> - << La Dottoressa Eres?>> - <<La Dottoressa Eres credo avrà bisogno di una navetta cargo tutta per lei a giudicare dai campioni che sta raccogliendo. Ho idea che vorrà portarsi via tutto il pianeta!>> - <<La trasmissione è disturbata Bourel, dovete essere vicini ad un forte campo magnetico. Fate attenzione!>> - <<Si Signore. Anche io la sento male. Cercheremo di spostarci in una zona meno disturbata per la prossima trasmissione. Bourel Chiudo!>>.

Terminata la trasmissione il gruppo riprese la marcia. Gli strumenti erano fortemente disturbati, dovevano essere dentro o in prossimità di un forte campo magnetico, come aveva detto il Capitano. Dovevano spostarsi di li, o avrebbero avuto difficoltà a rientrare.

“Stiamo procedendo in cerchio rispetto al punto di atterraggio, la zona nord-ovest è caratterizzata da un forte campo magnetico che disturba le letture degli strumenti e le comunicazioni. Spostiamoci a nord-est, cercando di evitare la zona di interferenze!”

Il gruppo riprese a muoversi spostandosi verso nord-est come ordinato da Bourel. Man mano che procedevano con la perlustrazione di quell’area, continuavano a raccogliere campioni vegetali e minerali, lo zaino della dottoressa Eres era diventato pesantissimo ed uno degli uomini della sicurezza si offrì di portarglielo, la Eres accettò con gioia. La vegetazione era fitta e appariva tutta uguale, tanto che l’uomo di coda prese a segnare il tragitto sui tronchi degli alberi con il coltello. Dopo circa due ore di marcia, l’uomo in coda chiamò Bourel, “Signor Bourel!” Bourel si fermò e si voltò verso la fine della fila, “Non possiamo fermarci sergente!” – “Forse e meglio che venga qui Signore” Bourel lo raggiunse, “Che succede?!” – “Credo che stiamo girando in tondo Signore. Siamo già passati di qui!” – “Ne è sicuro sergente?” – “Si Signore, non riuscivo ad orientarmi e allora ho cominciato a segnare i tronchi con il coltello” fece una breve pausa, poi indicando un albero poco distante “quello l’ho fatto io!”.

Bourel era interdetto, non si era mai perso, si vantava di avere un senso dell’orientamento fuori dal comune e dove si perde? In una foresta con il sole alto nel cielo, come un novellino! La cosa lo disturbava alquanto, ma ora la cosa più importante era ritrovare il punto d’atterraggio.

“Da quanto sta segnando il percorso?” – “Da circa due ore!” – “Supponendo che quello sia il primo segno che ha fatto, il nostro raggio non dovrebbe essere molto ampio. In meno di un’ora dovremmo tornare alla radura” – “Lo è Signore, sto segnando i tronchi con le lettere dell’alfabeto Morse, una ogni quindici minuti di cammino!” poi aggiunse “e comunque dobbiamo prima orientarci in questo dedalo di vegetazione” – “Giusto!” convenne Bourel, “piazzi un segnalatore a corto raggio sull’albero contrassegnato” – “Signorsì” – “Fino ad ora abbiamo seguito il percorso più agevole, se continuiamo così dovremmo incontrare il secondo contrassegno a breve”.

Giuno era nel laboratorio con Zus, “Ancora nulla?” chiese, “Ancora nulla! Per il momento, ma sapevamo che sarebbe stata lunga” Zus le rispose con voce calma, era riuscito a dormire qualche ora ed era molto più rilassato, “tranquilla! Non può volerci ancora molto. Il computer sta lavorando ininterrottamente da un mese!” – “Hai già dei dati elaborati?” – “No, ancora no. Sto lavorando sui sistemi più vicini al sistema solare” il comunicatore di Giuno ronzò.

<<Plancia di comando a Capitano Giuno>> - “Che succede ora?!” <<Qui Giuno. Cosa succede, passo>> - <<Capitano mi scusi, ma abbiamo perso il contatto con la squadra di ricognizione a terra!>> - <<Da quanto tempo?>> - <<Circa quaranta minuti dall’ultima comunicazione. Erano nei pressi di una fonte di disturbo e si dirigevano verso nord-est per evitarla. Da allora più nulla Signore!>> - <<Sto arrivando! Continuate a contattarli!>>

“Scusami Robert ma devo andare” – “Non preoccuparti, hai cose più importanti da fare ora! Ed anche io sono piuttosto impegnato. Vai ci vediamo più tardi!” Giuno uscì dal laboratorio e si diresse sul ponte di comando.

“Novità?” chiese entrando in plancia, “Nessuna Signore! Continua il black-out delle comunicazioni” – “Il Cargo cisterna è ripartito?” – “No Signore. L’ho bloccato in stand-by fino a nuovo ordine!” – “Ottimo. Fate preparare una squadra di sicurezza. Pronti al decollo in cinque minuti! Avvisate il capitano Rondi! Andiamo a vedere cosa succede” cinque minuti più tardi la squadra, capitanata da Rondi, era sul Cargo cisterna pronta al decollo, “È stato messo al corrente della situazione?” chiese Giuno a Rondi, “Si Capitano. Abbiamo con noi sistemi di rilevamento ad infrarossi. Non avremo problemi con i disturbi magnetici!” – “Ottimo. Fate una cosa veloce, li rivoglio su per cena!” – “Signorsì!”. Una volta allontanato il Capitano, i portelloni del Cargo si chiusero e la navetta si sollevò.

“Ecco il secondo segno Signore!” urlò il sergente a Bourel, “Bene sergente, piazzi il secondo segnalatore. Salga in cima all’albero per cercare di individuare il punto di atterraggio!” il sergente piazzò il segnalatore e si arrampico velocemente sulla cima dell’albero, “vede nulla?” – “No Signore! Nulla!” – “Ok, venga giù! Proseguiamo!”.

Il sole era ancora alto nel cielo, fortunatamente il periodo di rotazione del pianeta attorno al suo sole era più lungo di quello terrestre. Avevano a disposizione ancora parecchie ore di luce, ma dovevano fare in fretta a ritrovare il punto d’atterraggio, pensò Bourel. Ritrovare il percorso non era complicato, i segni del loro precedente passaggio ora erano evidenti tutt’altra cosa sarebbe stato ritrovare tutti i segni. Per ritrovare il secondo ci misero quaranta minuti.

“Riceve ancora il segnale del primo dispositivo?” chiese Bourel al sergente, “Si Signore, il segnale è chiaro!” – “Bene, allora proseguiamo. Anche con quattro segnali dovremmo poter triangolare la zona di atterraggio!”.

La navetta Cargo si posò sulla radura dove era atterrata in precedenza. Una volta a terra Rondi ordinò agli uomini di cominciare la perlustrazione di quella zona aprendosi a ventaglio, ma rimanendo sempre a distanza visiva. A causa della folta vegetazione non potevano cercarli dall’alto, quindi dovevano procedere via terra. Gli uomini procedevano ad una distanza di circa quindici metri uno dall’altro, era il massimo che la vegetazione gli consentiva per non perdere il contatto visivo, a volte anche meno. Tutti avevano i visori all’infrarosso per rilevare la scia di calore che i compagni avrebbero inevitabilmente lasciato in quell’aria fredda. Nonostante il sole fosse ancora alto, la temperatura stava cominciando a calare, segno che si avvicinava il crepuscolo. Dopo circa quaranta minuti di perlustrazione uno degli uomini scorse una scalfittura regolare su di un tronco. Era indubbiamente stata fatta da uno dei loro.

<<Capitano ho trovato qualcosa!” – <<Tutti fermi! Cosa ha trovato caporale>> – <<Un tronco segnato. Sembrerebbe una lettera dell’alfabeto Morse>> – <<Benissimo! Che lettera è caporale?>> - << Punto, punto, linea, punto, è una effe Signore!” – <<Ok, vuol dire che questo è il sesto tronco contrassegnato. È il più vicino al campo, quindi hanno cominciato a contrassegnarli una volta che si sono accorti di girare in tondo>> - <<vuole anche dire che non sono ancora ripassati di qui, Signore, altrimenti avremmo una seconda incisione!>> - <<Giusto caporale. L’infrarosso non segala nulla?>> - <<No Signore!>>

Erano passati di li e stavano girando in tondo, ma avevano cominciato a girare in tondo troppo lontano dal punto di atterraggio. Presumibilmente a causa delle distorsioni magnetiche di quella zona. “Anche se riuscissero a triangolare un arco del cerchio, la risultante non sarebbe il punto di partenza” pensò Rondi.

<<Caporale rimanga li, noi proseguiamo. Occhi aperti ragazzi! Cercate gli altri segni! Chiudo!>>

Erano riusciti a ritrovare tutti e quattro i segni. Il segnale dei primi due era debolissimo ma percepibile. Ora dovevano tirare dritto per il primo e quando l’intensità dei segnali fosse stata per tutti uguale, si sarebbero trovati al centro del cerchio e presumibilmente in prossimità della radura.

Il gruppetto si incamminò in silenzio nonostante la stanchezza si facesse sentire. Erano ore ormai che camminavano, facendo una stima sull’andamento del sole gli rimanevano quattro ore di luce. Dovevano assolutamente trovare il punto di atterraggio, pensò Bourel, ho non avrebbero passato la notte con quelle temperature. Trovare un riparo sarebbe stato difficile e sicuramente di li a poco avrebbe cominciato a piovere. Alle loro spalle avanzava un fronte temporalesco ed anche piuttosto speditamente.

La dottoressa Eres era sfinita, anche se il suo zaino era in spalla ad uno degli uomini della scorta, erano ore che camminavano e lei non ce la faceva più.

“Bourel, ci dobbiamo fermare per riposare. Siamo sfiniti” – “No dottoressa! Non è il momento di riposare! Continuiamo!” – “Forse lei ed i suoi uomini siete allenati Bourel! Ma io sono un topo da laboratorio! Le ripeto, non ce la faccio più!” – “Dietro di noi c’è un fronte temporalesco, presto ci raggiungerà! E non sappiamo come siano i temporali su questo pianeta! La cosa migliore da fare è andare avanti! Si muova!”.

La dottoressa Eres era visibilmente stanca, arrancava, trascinava i piedi dalla stanchezza. Dopo qualche minuto di marcia un piede gli rimase incastrato in una radice sporgente. Dietro di lei c’era l’uomo della sicurezza che le portava lo zaino, ma non fece in tempo a sorreggerla, e cadde slogandosi la caviglia.

“Maledizione Bourel! Le avevo detto che non ce la facevo più! Hai che dolore” – “Dottoressa! È stata lei a volersi unire alla gita! Non abbiamo molto tempo a disposizione!” le disse Bourel mentre si inginocchiava accanto a lei per vederle la caviglia, “mi faccia vedere” – “Hai! Fa male!” – “È slogata! Signor Willson provveda ad immobilizzargli la caviglia! Matthews prepari una gruccia! Ci fermiamo dieci minuti”.

Bourel fece salire uno degli uomini sulla cima di un albero. “Vai su e dimmi cosa vedi!”. L’uomo si inerpicò sul fusto dell’albero, raggiunta la cima cominciò a scrutare nella direzione in cui andavano, “Niente Signor Bourel” all’orizzonte non si vedevano che cime di alberi. Bourel cercava di concentrarsi sulla situazione, ormai dovevano aver cominciato a cercarli da ore, dovevano essere per forza vicini, pensò. “Resta sulla cima! Continua a cercare qualche segno della squadra di recupero!” poi si rivolse all’infermiere, “Willson?” – “Immobilizzata Signore, ma anche con la gruccia saremo molto lenti!”. Con la Eres in quelle condizioni, anche sapendo dove fosse la radura, non l’avrebbero raggiunta prima del buio. Bourel pensava e ripensava, “Matthews salga sulla cima dell’albero assieme a Dowson, sparate due colpi ad intervalli di un minuto e guardate se qualcuno risponde!”.

<<Rimanete a distanza visiva ragazzi. Non vi allargate troppo!>> Rondi si era inoltrato ormai per parecchie centinaia di metri. Uno degli uomini lo chiamò.

<<Capitano! Ho trovato un altro segno, credo!>> - <<Tutti fermi! Cosa significa credo? L’ha trovato o non l’ha trovato?>> - <<Credo sia una E signore! Un singolo punto!>>. Ora era chiaro che erano spostati a destra rispetto al cerchio tracciato dai loro compagni. Dovevano spostarsi  tutti verso sinistra, mantenendo presidiati i due punti noti.

<<Allora! Lei rimanga a presidiare il punto trovato, noi altri ci sposteremo verso sinistra, sulla stessa linea per trecento metri! Procedete!>> gli uomini cominciarono a spostarsi verso la loro sinistra. Mentre cammina vano sentirono dei colpi in lontananza.

<<Fermi tutti!>> la squadra all’ordine si fermò.  <<Silenzio!>> tutto taceva, <<Cosa \Fate silenzio!>> tutto tacque. Rondi sentì di nuovo il rumore, <<Si! Sono sicuramente degli spari! Salgo sulla cima di un albero per vedere da dove provengono! Caporale Sanchez salga anche lei>> i due salirono fino su in cima in un lampo.

 to be continued......




MX-5 NB Mid Silver? 1.6 (Erato)
(fuoriserie)
nel mio futuro c'è una 911!
IP IP tracciato
CJ
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 121
dal: 26/03/2008 15:38:33
Da: Padova
Status: Offline
Posts: 1069

Punti sòla: 0
Sembra affidabile

Quota CJ Rispondibullet Postato: 27 Gen 2010 alle 17:21

Non leggo segni di mx5.. sei fuori tema..


Andrea
M1 USA spec. 116cv Alias Mary

This VIN is for a Mazda Miata car (US Model, 1.6L), model year 1992, made at the Hiroshima plant.
It was the 6850th car made in the 3rd production year.
IP IP tracciato
argo
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
ciofine
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 17
dal: 06/10/2006 01:30:42
Da: Roma - infernetto
Status: Offline
Posts: 7396

Punti sòla: 5
Soletta

Quota argo Rispondibullet Postato: 27 Gen 2010 alle 18:48

non ti preoccupare.....
 
arrivano!!!



MX-5 NB Mid Silver? 1.6 (Erato)
(fuoriserie)
nel mio futuro c'è una 911!
IP IP tracciato
voghera
Sculettatore
Sculettatore

Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 184
dal: 03/06/2008 21:46:05
Da: VOGHERA
Status: Offline
Posts: 701

Punti sòla: 0
Sembra affidabile

Quota voghera Rispondibullet Postato: 27 Gen 2010 alle 19:06

Domattina stampo e leggo!


voghera provincia

Massimo - Voghera - Twins 1.6 Cerrion Silver
Il cuore di una donna è come un circo: c'è sempre posto per un buffone in più...
IP IP tracciato
Eunos
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
"ER PUNTELLA"...
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 76
dal: 05/06/2007 13:56:26
Da: RM,
Roma, finalmente...
Status: Offline
Posts: 2363

Punti sòla: 0
Sembra affidabile

Quota Eunos Rispondibullet Postato: 27 Gen 2010 alle 22:07

domani stampo anch'io... anzi, non ce l'hai in versione iBook?!?


"..potrebbe esser peggio..    ..potrebbe piovere.."

'92 Black Special

"if everything's under control, you're going too slow.." (M.A.)
IP IP tracciato
mxslave
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
"HRK" - "auto elettrica"
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 288
dal: 24/12/2008 11:26:42
Da: prati
Status: Offline
Posts: 1057

Punti sòla: 0
Sembra affidabile

Quota mxslave Rispondibullet Postato: 28 Gen 2010 alle 09:08

stampo subito!!!!!!!!!!!


vicit omnia pertinax virtus

Madrina di Ottavia(RoyDax)
IP IP tracciato
tabaccaio
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 9
dal: 02/10/2006 12:33:16
Da: Roma
Status: Offline
Posts: 10894

Punti sòla: 2
Mezza soletta

Quota tabaccaio Rispondibullet Postato: 28 Gen 2010 alle 10:41

Stampo anche io!!!


NCrc CALIMERO
#passionstaisereno
La differenza tra un uomo ed un bambino è nel costo dei suoi giocattoli
IP IP tracciato
Brontolo
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
George The Scafist....
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 363
dal: 06/08/2009 13:35:40
Da: RM,
roma
Status: Offline
Posts: 3314

Punti sòla: 0
Sembra affidabile

Quota Brontolo Rispondibullet Postato: 28 Gen 2010 alle 11:52

sto stampando!


IP IP tracciato
Copilota
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
saper usare il tacco 46
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 356
dal: 23/07/2009 22:27:16
Da: RM
Status: Offline
Posts: 1332

Punti sòla: 1
Mezza soletta

Quota Copilota Rispondibullet Postato: 28 Gen 2010 alle 13:21

...io ho stampato ieri...e ho anche iniziato la lettura: gajardo!!!!!!!!!!


"Now it is time to see how you died. Remember that death is not the end but only a transition." DT
"..don't come closer or I'll have to go.." EV
brioblu
Poi esse cascata e poi esse lago
IP IP tracciato
fireblade
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
C'era una volta Fireblade....
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 13
dal: 04/10/2006 10:49:24
Da: RM,
Malafede
Status: Offline
Posts: 5604

Punti sòla: 2
Mezza soletta

Quota fireblade Rispondibullet Postato: 28 Gen 2010 alle 17:27

Domani stampo e leggo!



Fabrizio & Scarlett (NCFL 1.8 Record Series Black)

Il numero di respiri che si fanno in una vita è irrilevante, ciò che conta sono i momenti che il respiro ve lo tolgono
IP IP tracciato
Brontolo
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
George The Scafist....
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 363
dal: 06/08/2009 13:35:40
Da: RM,
roma
Status: Offline
Posts: 3314

Punti sòla: 0
Sembra affidabile

Quota Brontolo Rispondibullet Postato: 30 Gen 2010 alle 16:16

letto!!!!!!
 
a me piace, potresti continuare a scrivere?
 
per favore, ovviamente!
 



IP IP tracciato
Brontolo
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
George The Scafist....
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 363
dal: 06/08/2009 13:35:40
Da: RM,
roma
Status: Offline
Posts: 3314

Punti sòla: 0
Sembra affidabile

Quota Brontolo Rispondibullet Postato: 30 Gen 2010 alle 16:17

mi piacciono molte scelte narrative compiute, i perosnaggi, la sapiente distribuzione dei personaggi femminili e maschili!
 
vai, vai!



IP IP tracciato
argo
1000 miglia
1000 miglia
Avatar
ciofine
Manda un Messaggio Privato

Iscritto n° 17
dal: 06/10/2006 01:30:42
Da: Roma - infernetto
Status: Offline
Posts: 7396

Punti sòla: 5
Soletta

Quota argo Rispondibullet Postato: 01 Feb 2010 alle 10:53

Ok...   allora continuo




MX-5 NB Mid Silver? 1.6 (Erato)
(fuoriserie)
nel mio futuro c'è una 911!
IP IP tracciato
Vai al Forum
Torna alla Homepage Torna alla Homepage    Topic AttiviTopic Attivi

Rispondi al Topic   Posta un nuovo Topic  
Versione stampabile Versione stampabile

Non puoi postare nuovi topic in questo forum
Non puoi rispondere ai topic in questo forum
Non puoi cancellare i tuoi post in questo forum
Non puoi modificare i tuoi post in questo forum
Non puoi creare sondaggi in questo forum
Non puoi votare i sondaggi in questo forum



Questa pagina è stata generata in 0,477 secondi.

Il forum e' configurato per essere visualizzato con una risoluzione pari a 1024 x 768 o superiore.
In queste pagine viene fatto uso di finestre pop-up, se ne consiglia l'abilitazione.
Consigliato Internet Explorer 6.0 o superiore.

Per qualsiasi comunicazione: forum@mx5passionroma.it